Curiosità linguistiche 3 [759]

 

CuriositaLinguisticheRevisione del 10 aprile 2022 – Come abbiamo detto altre volte, ci sono delle lingue, come il cinese e il siamese (thailandese), basate su sillabe e dove ogni sillaba può avere addirittura 17 significati diversi. Noi non siamo nemmeno in grado di spiegarne ben undici ma sei li possiamo spiegare. Esaminiamo, in una delle lingue cinesi (Cocincina) la sillaba ‘me’. 

1-Tale sillaba, pronunciata normalmente, significa ‘l’albero del tamarindo’.

2-Pronunciata con tono alto, secco e breve, significa ‘spiaggia’. Incredibile…

3-Pronunciata con la voce che si abbassa e muore lentamente significa ‘sesamo’.

4-Pronunciata strascicando la ‘e’ finale, come un belato, significa ‘madre’.

5-Pronunciata con intonazione interrogativa e stupita (come in italiano, quando uno pronuncia ‘lo dici a me!?’) allora significa ‘intaccare, fare breccia’.

6-Con pronuncia discendente e troncata rapidamente significa un’esclamazione di sorpresa.

Ecco, adesso ce ne sarebbero altri 9: ad esempio per il 4, ‘madre’, con una certa sfumatura significa mia madre, con un’ altra significa tua madre. Il 6, a seconda di ulteriori sfumature , ‘me’ significa sorpresa più o meno grande, più o meno prevedibile. Sono cose che per noi sono fuori del mondo ma vedremo, più sotto, che anche noi indoeuropei non scherziamo affatto.

Il Mommsen, storico tedesco moderno, forse il più importante storico dell’Impero Romano, fa notare che i numeri da uno a dieci, originariamente, erano: I II III IIII V VI VII VIII VIIII X: dove il numero V, cinque dita, è scritto come l’imitazione grafica di una mano aperta e il numero X, dieci, è scritto come l’imitazione grafica di due mani aperte, una sovrastante l’altra. I numeri erano sempre le dita fino al 50 escluso, che si scriveva L: anche il 40 si scriveva XXXX (otto mani, a due a due).

Solo successivamente il 4 è passato da IIII a IV (una mano meno un dito) e il nove è passato da VIIII a IX (due mani meno un dito). Analogamente, 40 è diventato XL (Il numero 50, L,  meno due mani).

Parecchi sono e sono stati i sistemi vigesimali, che contano le dita delle mani e dei piedi. Ancora oggi, in francese, 80 si dice ‘quattro volte venti dita’ e 70 si dice ‘sessanta più dieci’, dove il sessanta di riferisce ovviamente a tre volte le dita dei piedi e delle mani. Lo stesso dicasi per il 90, sempre in francese: ‘quatre vingt dix’. Solo recentemente si comincia a sentire ‘septante’ al posto di ‘soixante-dix’ (sessanta) e ‘nonante’ per novanta: comunque sono forme dialettali e sono ancora un errore blu, che lentamente andrà verso il rosso..

In chibca, una lingua colombiana, per dire ‘undici’ di dice ‘uno del piede’.

 

Nell’antico Egitto, come si sa, c’erano i geroglifici ma erano forse più facili di quanto non si creda. Ad esempio, la parola ‘tebh’ ha vari significati:

Grano – Utensile – Pregare – Chiudere – Offerta – Utile – Recipiente ed altri ancora. Come distinguere allora il significato? Se si voleva significare ‘grano’, si scriveva ‘tebh’ e subito accanto si disegnava una piantina stilizzata e così via.

Altro esempio dall’ egiziano antico. La parola ‘àp-t’ significava: Pesce – Pane – Vaso – Bastone – Parte di una nave – Ghirlanda ed altri ancora. Per significare ‘Parte di nave’ si scriveva ‘àp-t’ e si aggiungeva una barchetta stilizzata eccetera.

 

Le parole astratte erano per l’egiziano (e per altre lingue analoghe) le più difficili da scrivere. Nei concetti opposti:

forte-debole (vedi sotto l’esempio completo)

chiaro-buio

caldo-freddo

vecchio-giovane

lungo-stretto

con-senza

sempre-mai

salire-scendere

tutti-nessuno

gridare-tacere

grande-piccolo

e moltissime altre…

Tutte queste coppie hanno una sola, unica parola.

Si disegnava una figura che rappresentava il concetto e poi c’erano un paio di segni: uno per sottolineare un aspetto e un secondo per sottolineare l’altro. Un esempio chiarirà meglio.

Forza

Prendiamo la coppia forte-debole che ha una parola sola, ‘qen’. ‘Qen’ significa sia forte che debole: designa semplicemente la forza. Vediamo la forma scritta e la forma parlata.

Forma scritta: Si disegna la figura a sinistra, un mare con una barchetta, che per qualche strano motivo rappresenta ‘forza’. Se a fianco ci aggiungo un uomo col bastone, significherà forza sì, se ci aggiungo un uomo seduto per terra (debole), significherà forza no.

Forma parlata: per significare ‘forza sì’, ovvero forza, si dirà ‘qen’ e contemporaneamente si accennerà ad alzare le braccia (che reggono il bastone). Per significare ‘forza no’, ovvero debolezza, si dira ‘qen’ e contemporaneamente si accennerà ad abbassare le braccia, come se fossero per terra. Naturalmente, al buio, la forma parlata non funziona. Certo che, al  buio, nemmeno la forma scritta funziona…

Le implicazioni psicologiche e le relazioni con l’ inconscio sono evidenti.

Un comando negativo, ‘non usare la forza’, richiamerà, come nel geroglifico, la suggestione del concetto di forza. Il comando negativo andrebbe pertanto impostato nella forma se… allora…

Ad esempio: “Se usi la forza puoi screditarti o avere conseguenze negative”. Ma questo è un altro discorso.

Per le altre coppie, valgono gli stessi concetti. Ce li possiamo inventare? Sì… proviamo… ad esempio, la coppia grande-piccolo potrebbe essere, per grande, un omino con una freccia affiancata rivolta all’ insù e per piccolo, un omino con una freccia affiancata rivolta all’ ingiù.

 

 

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