Pensieri 13 [734]

Boccaccio
L’immagine è un omaggio a Giovanni Boccaccio (Firenze o Certaldo, 1313 – Certaldo, 1375). Una delle figure più importanti del panorama letterario europeo del secolo che va dal 1300 al 1400.La sua raccolta di novelle, Il Decameron, influenzò decisamente lo sviluppo della lingua italiana.

Revisione testi:0 marzo 2021 Per problemi di lingua, non più corrente, ci troviamo nella condizione di modificare alcuni testi, se non nello spirito, nelle lettere. Ove possibile, i testi si lasciano invariati.

 

Camillo Sbarbaro (Santa Margherita Ligure, 1888 – Savona 1967)

Poeta, Narratore, Romanziere, Scrittore di aforismi.

Nella traduzione in eschimese del Vangelo, l’agnello di Dio diventa la piccola bianca foca di Dio. In eschimese è difficoltoso tradurre anche le parole professore ed avvocato.

Pare discorrano insieme ma non è. L’uno aspetta che l’altro finisca di parlare; senza ascoltarlo; impaziente di dire la sua. Se non si danno sulla voce è per pura educazione. Conversazione = soliloquio.

Per dire che uno ti è antipatico: non ci andrei insieme in processione.

Prodigalità: il modo che ha il povero di non sentirsi povero.

Chi ti loda si incensa.

Solo ciò che non si paga costa.

Cede anche lui, il cipresso, alla frivolezza di metter fiori: ma chi li vede? Come una sconvenienza, li dissimula nell’ asciutto aspetto di asceta. Immutato nel mutar delle stagioni.

Laurea è dispensa dal continuare ad imparare: il pezzo di carta su cui ci si siede per difendere l’ alfine acquisito diritto all’ ignoranza.

Sarebbe poco male avere tanti analfabeti se gli altri sapessero leggere.

La saggezza dei proverbi sta nel contraddirsi.

A fiuto, m’astenni da leggerlo: così mi impedii di  poterne dir male.

Si comincia a scrivere per essere notati, si seguita perché si è noti.

Da qualche tempo in qua ricevo sempre i migliori saluti. Non ricevo mai dei saluti di mezza tacca.

La più prospera: l’industria della morte.

Nella vita, come in trincea, se alzi la testa fischiano le pallottole.

Nella donna, il povero si commuove guardando il seno: è l’abbondanza vista dai suoi occhi di povero.

Svegliandomi, do la corda all’ orologio a pendolo: nel farlo, ho l’impressione di ricaricarmi.

La zitella: una lettera d’amore che non fu aperta.

Felicità, ti ho riconosciuta al fruscìo con cui ti allontanavi.

Una cosa, quando è detta, è detta; è la parola che dà consistenza (e durata) al mondo.

Vive nel rumore e lo cerca, perché copra il silenzio che ha dentro di sé.

Un uomo qualunque: ma al suo primo passo una madre gioì, poi una donna gli tremò tra le braccia e un figlio lo piangerà. Nessuno può avere di più.

 

 

Ennio Flaiano (Pescara 1910 – Roma 1972)

Considerato da Prezzolini il secondo folle della letteratura italiana, dopo Leo Longanesi.

Il rapporto tra Flaiano e gli aforismi è costante e contraddittorio.Protagonista, assieme a Fellini, di una fase fondamentale del cinema italiano. La maggioranza dei suoi aforismi è presa da un suo volume del 1956, Diario notturno. Ha il raro dono di essere contemporaneamente umorista e satirico.

 

Chi nasce, dovrebbe preoccuparsi anzitutto di non nascere in una famiglia povera o numerosa. Scegliete quindi una famiglia ricca e pretendete inoltre un’educazione basata sul principio che la ricchezza compra e giustifica tutto.

La miseria è una malattia. Inutile ammirarla, parlarne ed è pericoloso volerla curare. La persona sana deve stare lontana dal contagio.

Se dalla natura hai avuto in sorte un certo talento per lo scrivere, non riconoscere mai alcun merito ad altri scrittori. Mai. Accusali di abuso e gaglioffaggine. Ti odieranno ma emergerai.

Il tiranno più amato è quello che premia e punisce senza ragione.

Ci lusinga di più il cieco favore della fortuna che il riconoscimento dei nostri meriti.

Morire è un atto indecente. Ti sarà pagato, da chi resta, col silenzio e col rancore.

La vita di società ha questo di buffo, che ognuno crede di recitarvi la parte principale. Tu grida più degli altri.

I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto.

I topi abbandonano gli aerei che cadono?

Aveva le borse di studio sotto gli occhi.

In amore, gli scritti volano e le parole restano.

Scusi, signor diavolo, vado bene di qui per l’inferno? Sì, sì… vada sempre storto.

Il libro è l’unico oggetto inanimato che possa avere sogni.

Un critico rovinato dalle cattive compagnie teatrali.

La nostra saggezza è nel ritenerci poco mortali.

Quando l’uomo non ha più freddo, fame e paura è scontento.

La massa crede soltanto agli spettacoli ai quali partecipa direttamente: calcio, vacanze, sesso.

Nietzsche dice: non si è dato mai il caso di una donna che abbia preso il raffreddore con un vestito scollato di un grande sarto.

Se temete la solitudine, non sposatevi (Cechov)

Una volta si diceva: la religione è la droga dei popoli. Ora si dirà: la droga è la religione dei popoli.

Ah, se i popoli si conoscessero meglio… si odierebbero di più.

Le donne scrivono per vendicarsi.

La principessa baciò il ranocchio e… divenne una rana.

 

Museo Correr di Venezia: come si elegge il Doge.

Dal Maggior Consiglio si cavano a sorte 30 nomi;

dai quali se ne cavano a sorte 9;

i quali ne nominano 40;

dei quali se ne cavano a sorte 12;

questi 12 ne eleggono 25;

dai 25 se ne cavano a sorte 9;

questi eleggono 45;

dai 45 se ne cavano a sorte 11;

questi, per finire, ne eleggono 41;

prima di proseguire, il Maggior Consiglio conferma che i 41 siano idonei;

i 41 nominano il Doge, che deve riportare almeno 25 voti.

 

 

Fausto Melotti (Rovereto 1901 – Milano 1986)

Artista di rilievo del nostro Novecento, poeta, pittore, scultore, musicista, scrittore, aforista. Laureato in ingegneria elettrotecnica nel 1924 al Politecnico di Milano.

 

Può darsi che un chirurgo finisca per far l’abitudine a tutto ma forse non riesce ad abituarsi al fatto di tagliare un ventre femminile e trovarci dentro un bambino.

La gallina si rigira e grida la sua gioia d’aver creato la più bella scultura astratta.

Si ride. Ma uno, illimitatamente, sghignazza. Vorresti non aver riso.

Si può ridere a mezza bocca ma non si po’ piangere da un occhio solo.

I più poveri di tutti sono gli stupidi.

Nessuno ricorda i nomi dei saggi governanti, i quali con accorte manovre riescono a tener lontane le guerre, mentre la storia appassionatamente ricorda i cani ringhiosi che, in un delirio di bandiere, portano le pecore al massacro.

Il disprezzo con rispetto: la civiltà è tutta qui.

I birilli, in attesa di cadere, parlano fra loro del più e del meno.

Le prediche sono zeppe di aggettivi.

Che ne fai degli elogi?

Gli ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi. I medi restano medi.

Hai il sole negli occhi? Potrebbe essere una lampadina.

Credi di volare ma sono calci nel sedere.

Nessuno può battere in eleganza un re in esilio.

La casa dei genitori è anche la casa dei figli. Tuttavia, nella casa dei figli, i genitori sono soltanto ospiti.

L’anima non ride mai. Ride solo il corpo.

La vita degli animali è una condanna. Forse gli animali sono degli uomini in purgatorio.

Lascia un commento