Coriandoli 30 [995]

Koriandoli30Revisione testo : 6 aprile 2022 ore 11:30 – Revisione immagini: 4  aprile 2022 –  Il conte Alvise Casavecchia: bisogna capirlo, poveraccio…

Il conte Alvise Casavecchia era l’ ultimo giovane rampollo di una famiglia che risaliva al 1297 e questa famiglia faceva parte del Gran Consiglio veneziano dopo la Serrata.

La famiglia, cioè, faceva parte dell’ oligarchia veneziana che in mille anni di privilegi aveva accumulato cifre enormi. Alvise, trentenne, abitava nel palazzo omonimo, di famiglia, in riva al Canal Grande. Il palazzo era semplicemente meraviglioso. La madre gli aveva segnalato l’ esistenza di una meravigliosa ragazza: si diceva che fosse addirittura la più bella del mondo… tante volte si dice così ma questa volta poteva essere vero, data la bellezza assoluta della ragazza. Sembra che Alvise non avesse fatto fatica ad accettare, come moglie, questa bellezza celestiale…  insomma, Alvise Casavecchia era invidiatissimo dagli amici ma, essendo un tipo molto tranquillo e riservato, per niente esibizionista, era, tutto sommato,  anche simpatico e gli amici lo stimavano, nonostante ci fosse, ovviamente, un po’ d’ invidia…

Riprendiamo il nostro racconto: siamo alle Zattere, a Venezia: Alvise e degli amici  sono seduti all’ aperto, di fronte alla laguna, in una gelateria, per prendere il sole.

Si parlava del più e del meno.

Amico Toni: “Dove ti và in fèrie de bèło, sto àno, Alvise…  [Dove vai in ferie di bello, quest’ anno, Alvise?]

Alvise: “No so… decidarà me mugèr, o me màma… mi me fa in stésso… [Non so… deciderà mia moglie, o mia mamma… a me fa lo stesso…]

Amico Nane:Ti ga tùte łe fortùne del móndo, Alvise, e non ti xé gnànca conténto…[Hai tutte le fortune del mondo, Alvise, e nemmeno sei contento…]

Alvise: “No xe che no sìa conténto ma dài ùna, dài dò, ła xe sèmpre quèła… o montàgna, o màr… [Non è che non sia contento ma dài una, dài due, è sempre la stessa cosa… o montagna… o mare…]

Toni: Ma de schéi, scométo che no ti xe stùfo… [Ma di quattrini, scommetto che non sei stufo…]

Alvise: “No stà crédar… stùfo… se ti ghe pénsi ben… spéndi su ‘na manièra, spéndi su n’ àltra… ła xe sémpre ła stéssa mùsica…[Non credere… stufo… se ci pensi bene… spendi in una maniera, spendi in un’ altra… è sempre la stessa musica…]

Nane: Insòma, fèrie no łe te va, schèi no i te va… ma te capìsso… co ła mugèr che ti te tróvi sul lèto, ti sarà sémpre ocupà co éła… ti fa bén, Alvise… ti fa bén… la giovinéssa ła pàssa in prèssa… scòltime, che so’ più  vècio de ti… ormài… go trénta dó baréte…[Insomma, le ferie non ti vanno, i quattrini non ti vanno… ma ti capisco… con la moglie che ti ritrovi nel letto, sarai sempre occupato con lei… fai bene, Alvise… fai bene… la giovinezza passa in fretta… ascolta me, che sono più vecchio di te… ormai… ho trentadue berretti… (forma scherzosa veneziana per ‘anni’)]

Alvise: Insóma… ànca quà… no pà’ dìr… ma dài ùna, dài dò… ła menèstra la xe sémpre quéła…”  [Insomma… anche qui… non per dire… ma dài una, dài due… la minestra è sempre quella…]

Toni: “Còoooossaaa ànime de tùti i me mòrti! no te va bèn gnànca ła mègio dòna del móndo! ti xe pròpio fóra de tèsta! te vorìa, pàr dispèto, che ti  te trovàssi sul lèto un bel masčio…[Cooosaaa? anime di tutti i miei morti! non ti va bene nemmeno la più bella donna del mondo! sei proprio fuori di testa! ti ci vorrebbe, per dispetto, che ti trovassi nel letto un bel maschio…]

Nane: Eh… sì… ła te starìa pròpio ben… un bel masčio… cussì ti impararéssi a no éssar mài conténto…[Eh… sì… ti starebbe proprio bene… un bel maschio…  così impareresti a non essere mai contento…]

Alvise: “Un bèl masčio… quésta… èco… quésta  podarìa éssar ‘na idéa… se vuiàltri  conosséssi qualchedùn…[Un bel maschio… questa… ecco… questa potrebbe essere un’ idea… se voi conosceste qualcuno…]

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Questa è vecchia, o no? se uno non la sa, è nuova anche se è vecchia… ma per sapere se la sa, per cui non varrebbe la pena di raccontargliela, bisogna pur raccontargliela…

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La storia dell’ orso.

Quando uno racconta una storia per mascherare una sua mancanza, l‘ interlocutore risponde: “Ora mi racconterai quella dell’ orso…”, la quale è una storia difficilmente credibile. Al lettore il giudizio:

C’ era un impiegato, nel Trentino, in Val di Non, dove passeggiano gli orsi, così come a Venezia girano i gabbiani, il quale fu mandato in banca dal suo principale per effettuare un prelievo. Fatto il prelievo, si accorse che, vicino alla banca, c’ era un negozio di motociclette. In vetrina, c’ era un moto così bella ma così bella e poi ancora così bella che il nostro eroe non seppe resistere e spese quasi tutti i soldi che aveva prelevato in banca per comperare la moto. Fatto l’ acquisto, si accorse che in tasca gli era rimasto poco o niente e pensò: “Ormai, mi tengo anche questi e al principale racconterò una storia qualsiasi.”

Prima di rientrare in ufficio, si acconciò in modo da sembrare vittima di un’ aggressione e, per aumentare la messa in scena, si praticò anche un paio di graffi sul viso; poi, prese da un giardino un po’ di terra e un po’ di polvere e se le spalmò sulla giacca, per fare ancor più messa in scena.

Una volta rientrato, disse:

“Principale! ahinoi! sono stato vittima di un’ aggressione! un orso gigantesco mi ha aggredito, mi ha buttato per terra, stava per sbranarmi e mi è caduta la borsa col prelievo. Sono riuscito a scappare a gambe levate per salvare la pelle… mi sono nascosto… in un cespuglio… dopo una mezz’ ora buona, l’ orso se n’ è andato… sono tornato sul luogo dell’ aggressione per recuperare il denaro  ma… la borsa coi quattrini era sparita… forse qualcuno, di passaggio, deve averla presa…”

Da quella volta, quando si prevede di sentire una storia poco credibile, si dice: “Non mi racconterai mica quella dell’orso…”

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Biennale di Venezia

Un pittore aveva esposto una sua opera alla Biennale di Venezia. Era un quadro gigantesco, completamente nero. Sotto il quadro, c’era una legenda:

“In una notte buia, senza stelle, senza luna, un uomo nero,  con occhiali neri, vestito di nero, con scarpe, cravatta e camicia nere, sta bevendo un caffè nero in una tazza nera. Nel quadro, c’ è anche la cassiera del bar, che  è del Senegal e che, inoltre, è in lutto ed è vestita di nero. Chiaro?”

La domanda finale, quella che chiedeva se era chiaro, non era chiara. A cosa si riferiva la domanda? al quadro oppure alla descrizione del quadro?

Nota bene: il quadro non vinse alcun premio. L’ anno dopo, il pittore Fontana espose una tela completamente bianca con una rasoiata al centro. Vinse la Biennale: il bianco vince,  il nero non vince…

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47, morto che parla

Un medico condotto fu chiamato, la notte del 2 novembre, la notte dei morti, ad assistere d’ urgenza una persona che aveva la polmonite e che abitava vicino al cimitero.

Il medico disse tra sé: “Notte senza luna… la notte dei morti… passare vicino al cimitero… mi vengono i brividi… mamma mia… speriamo bene…”. Comunque, ligio al suo dovere, si recò a visitare il paziente…

Arrivato un poco prima del cimitero, si segnò 6 volte e pensò tra sé e sé: “Avevo già detto ‘Speriamo bene?’… meglio ripetere: speriamo, speriamo… bene…”

Quando fu all’ altezza del cimitero, sentì una voce cavernosa che usciva da una tomba e che diceva:

Dotóoooor…. dotóoooor… finalménte… finalméeeeenteee…[dottore, finalmente…]

Il dottore pensò, tra sé:  “Ecco… me la sentivo…”

Poi, tremando, disse, a voce altissima: “Cara anima… ti reciterò un Pater, Ave, Gloria…”

La voce ebbe un rantolo, poi un singhiozzo di pianto… e disse:

Nòooooooo, dotóoooor… no me ocóre preghière… ma par càaasooo… ne ła so bóoorsaaa… gàło calcòssa par i vèrmi…[No, dottore… non mi servono preghiere… ma per caso… nella sua borsa,  non avrebbe qualcosa per i vermi?]

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Martin pescatore  (non parleremo del volatile: è il pescatore che si chiama così.)

cinquelireIn Riva dei Sette Martiri a Venezia, un pescatore stava andando bene, molto bene… sei gattoni, tutti attorno, continuavano a mangiare ciò che veniva loro offerto dall’ uomo che pescava e si  leccavano i baffi, ovvero le vibrisse…

Altri pescatori, guardandolo, commentavano tra loro se fosse fortuna o se fosse abilità…

Finché, un prestigioso decano della pesca, riconosciuto prestigioso da tutti, sentenziò: “Par mi, tósi, łe xe tùte e dó: bravùra, sénsa àltro ma ànca un pòca de fortùna… póca sa ma ghe xe ‘nca fortuna… spèta che vògio domandàrghe…[Per me, ragazzi, sono tutte e due: bravura, senz’altro ma anche un po’ di fortuna… poca, che lo sappiate ma c’è anche fortuna… aspetta un momento che voglio chiedergli….]

E disse al pescatore: Bràvo, maèstro… compliménti… ma che bocón xe che’l dòpara…[Bravo, maestro… complimenti… ma che boccone adopera mai?]

Il pescatore rispose: “Gò provà coi vermi, rossi, bianchi, neri, de tèra, de àqua… gnénte… gò provà co scatołéte de mósche giaponési, che łe cósta un òcio… gnénte… gò provà co càrne de polpéta… gnénte… gò provà co tòchi de pàn… gnénte de gnénte… gò provà co  tochéti de pómo… gnénte ma pròpio gnénte… insóma, łe go provàe tùte… ma gnénte… e l’óra… e l’óra… so’ stà cóme fulminà da na idéa… go mésso su l’ àmo sìnque frànchi… che i se crómpa quéło che i vól… e ‘dèsso, ‘ndémo benón… se pésca… se pésca…[Ho provato coi vermi, rossi, bianchi, neri, di terra, d’ acqua… niente… ho provato con scatolette di mosche giapponesi, che costano un occhio… niente… ho provato con carne di polpetta… niente… ho provato con pezzi di pane… niente di niente… ho provato con pezzetti di mela… niente ma proprio niente… insomma, le ho provate tutte… ma niente…  e allora… allora… sono stato come fulminato da un’ idea… ho messo sull’ amo cinque lire… che si comperino quello che vogliono… e adesso, andiamo benone… si pesca… si pesca…]

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Strilloni

A Venezia, nel 1949, in Campo San Salvador, vicino alle Messaggerie che vendevano i quotidiani, gli strilloni facevano a gara per allettare i passanti e vendere loro una copia del giornale. Per fare questo, si inventavano dei titoli incredibili, e li strillavano ai quattro venti. I passanti sapevano bene che tali titoli erano inventati di sana pianta ma c’era la tendenza di sorridere divertiti e di comperare il giornale dello strillone che la raccontava più grossa. Alcuni esempî:

“Padova! uccide la suocera! la fa a pezzi, la cuoce in salmì e la dà da mangiare alla moglie!”

“Milano! si sposa con sua figlia il primo aprile, per fare uno scherzo ai parenti! tutti i particolari in cronaca!”

“Torino! miliardario ricchissimo arrestato dai Carabinieri! si era sposato con 24 donne!”

“Verona! prete di Legnaro muore fulminato dopo aver mangiato dodici dozzine di uova sode per scommessa! mangia 144 uova sode e muore! tutti i particolari in cronaca!”

“Firenze! va al bar, beve un cappuccino e ci trova dentro un reggiseno!  tutti i particolari in cronaca!”

E così via…

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