Debolezza italiana [925]

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Le mura leonine a Roma: ecco la cinta muraria, di circa 5 km, con 44 torri alte 14 metri, che venne eretta dal papa san Leone IV, tra l’848 e l’852, a protezione del Colle Vaticano e delle basiliche di San Pietro e di San Paolo, dai saraceni che le avevano saccheggiate nell’agosto dell’846. Le mura leonine sono alte 12 metri. Nel riquadro, il santo papa Leone IV. In quel periodo i papi risiedevano in San Giovanni in Laterano.

Revisione del testo: 06 settembre 2021 ore 19:20 – Revisione immagini: 06 settembre 2021 – L’italiano è ritenuto asociale, individualista, litigioso. L’italiano ha un livello medio di intelligenza molto alto (QI 102). Siamo i primi in Europa ed i settimi al mondo. Questa la classifica mondiale col punteggio:

  1. Hong Kong  108
  2. Singapore 108
  3. Corea del Sud   106
  4. Giappone 105
  5. Cina 105
  6. Taiwan (Formosa) 104
  7. Italia 102

In Italia, la media 102 è ottenuta  col Friuli a 103, il Veneto a 102, la Lombardia a 101, sino alla Sicilia che ha il QI minimo a 89. L’Africa ha il peggior  QI con medie tra  60 e 70 e col Marocco come miglior Paese africano, con 85.

Dobbiamo quindi dire che, in Italia, un coefficiente collettivo elevato non è servito a compensare  i difetti degli italiani. Ma la vera debolezza consiste nell’avere una serpe in seno, una forza diabolica e farisaica che ha sempre ostacolato una unione italiana, come invece non è successo negli altri grandi paesi europei. Questa forza, che ha sempre ostacolato una unione italiana basata sullo sviluppo economico e laico, ha un nome ben preciso: il Vaticano.

Il Vaticano, che non è il Vaticano che avrebbe voluto Gesù Cristo (e ne spiegheremo le ragioni), ha sempre avuto aspirazioni geopolitiche non indifferenti ed è riuscito ad attuare sempre il principio ‘divide et impera’ (se vuoi comandare, metti i tuoi avversarî l’uno contro l’altro).

Il Vaticano è, da sempre, terrorizzato all’idea che una forza laica, indipendente, diciamo ghibellina, imperiale, acquisisca troppo potere.

Vediamo la Storia più da vicino.

Ai tempi dell’antico testamento, poco prima dell’avvento di Gesù Cristo, glie ebrei erano suddivisi, da un punto di vista religioso, in tre gruppi:

  1. Sadducei: si trattava dei sacerdoti ebraici, che non credevano nell’arrivo di un Messia. Pensavano che il mondo sarebbe proseguito, così com’era, per sempre.
  2. Farisei: credevano (e credono tutt’ora) che il Messia debba venire dalla stirpe di Davide, una specie di ‘primus inter pares’ (primo tra uguali), figlio di Dio, come tutti noi, con primato tra gli angeli, anzi, il miglior angelo. Credevano inoltre (e credono) che il regno di Dio, che sarà costituito dal Messia, sarà anche su questa Terra. La Torah, per loro, è il Libro Sacro cardinale. Gli ebrei di oggi derivano dai farisei ed è dai farisei che, dopo una iniziale parentesi, ha ricevuto queste idee la Chiesa Cattolica attuale. Come il gruppo esseno che spiegheremo qui sotto, costoro erano in attesa messianica. Notare che la Chiesa cattolica e gli ebrei si divisero dopo Gesù Cristo, perché i cristiani dicevano che il Messia era Gesù, mentre gli ebrei farisei dicevano (e dicono) che il Messia arriverà dalla stirpe di Davide. Entrambi invece erano favorevoli al potere temporale.
  3. Esseni: il tutto s’iniziò col profeta Enoch e questa che descriveremo è anche la fede di Gesù. Per loro, il Messia deve venire dall’ alto dei cieli e non può essere di stirpe umana, come la stirpe di Davide. Facciamo rilevare, nuovamente, che il fariseismo implica il regno del Messia sulla Terra, mentre Enoch, Hillel e gli esseni dicevano quel che disse Gesù a Ponzio Pilato: “Il mio regno non è di questa Terra…”. Questo è importantissimo.

La tradizione farisaica impose, col tempo, il regno su questa Terra. Quando Gesù disse: “Tu sei Pietro e su questa pietra… “, intendeva un vicario in Terra per il regno celeste. La tradizione farisaica, invece, volle vedere nella ‘pietra’  un riconoscimento del regno anche su questa Terra, argomentando che  le pietre sono essenzialmente terrene.

Dal Concilio di Nicea in poi, Concilio  tenuto per volontà dell’imperatore Costantino il Grande nell’anno 325, la Chiesa cercò di convincere tutti, o quasi (tranne gli esseni) che il regno era anche di questa Terra e si adoperò per diffondere e far accettare questo concetto. Come se non bastasse, rammentiamo che nell’anno 800, lo stesso anno che vide Carlo Magno coronato imperatore nella notte di Natale a Roma, la Chiesa vaticana fece redigere un documento falso, falsissimo, denominato ‘La donazione di Costantino’, dove l’imperatore faceva delle concessioni per il primo nucleo territoriale della Chiesa. I preti cercarono di giustificarne, così, il potere temporale. Nel 1440, il filosofo e letterato Lorenzo Valla dimostrò, inequivocabilmente, che tale documento non poteva risalire ai tempi di Costantino, cioè al IV° secolo, perché il linguaggio usato nella stesura del documento, semplicemente, nel IV° secolo, non esisteva ancora.

Parliamo ora dell’Apocalisse di Giovanni, che non è né il Battista, né l’Evangelista ma un altro Giovanni ancora. Benché molti attribuiscano l’Apocalisse neotestamentaria all’Evangelista, sembra piuttosto, data la lingua usata, la forma e lo stile, che sia stato scritto da membri della scuola, sempre  giovannea ma successiva all’Evangelista. Erano persone che come prima lingua usavano l’aramaico e che usavano la pseudoepigrafia: attribuivano cioè l’opera ad Enoch. Lo stesso meccanismo è avvenuto con il re Salomone ad opera di tre libri della Bibbia (Cantico dei Cantici, Qoelet, Sapienza). Fra il II secolo a.C. e il IV d.C. furono redatte una trentina di opere apocalittiche attribuite a profeti deceduti da secoli come Isaia o Baruc. Verso il 120-130 fu redatta anche un’apocalisse con il nome di Pietro, benché l’apostolo fosse morto da oltre mezzo secolo. L’autore della nostra Apocalisse presenta sé stesso come Giovanni, esiliato a Patmo, isola dell’Egeo a circa 70 km da Efeso, a causa della parola di Dio (1,9[11]). Secondo alcuni studiosi, la stesura definitiva del libro, anche se iniziata durante l’esilio dello scrittore, sarebbe avvenuta ad Efeso.

Quanto alla data di composizione, si ammette abbastanza comunemente che sarebbe stata composta verso la fine dell’impero di Domiziano, nella prima metà degli anni 90 del I secolo, mentre alcuni propendono per una data di poco posteriore (96 d.C.).

Il termine Apocalisse (o Apocalissi) viene dal greco άποκάλυψις, dove άπο è una negazione e  κάλυψις significa ‘nascosto’. quindi ‘non nascosto’, ‘non più nascosto’, ’rivelazione’.

L’ Apocalisse sostiene che ci saranno sette Chiese nel tempo.

La prima Chiesa fu subito dopo l’Eden, ai tempi di Adamo ed Eva e quando c’era Gesù era già la quarta Chiesa. Ai nostri giorni sta per finire la quinta Chiesa, con Ratzinger che dovrebbe essere stato l’ultimo papa. Non è quindi la fine dei tempi, come dicono i farisei, ma la fine della quinta Chiesa, così come dice l’Apocalisse, in armonia con Enoch, con gli esseni e con Gesù.

Tutto questo è stato necessario per spiegare come  Santa Madre Chiesa Cattolica Apostolica Romana abbia sempre puntato al potere temporale e come, per ottenere questo, abbia sempre cercato di indebolire le forze laiche, imperiali, ghibelline.

Nessuna delle cinque Chiese esistite sin’ora è stata giovannea, ovvero di Enoch, ovvero essena, ovvero come dice Gesù, esclusivamente spirituale. Dove ora iniziarsi la sesta Chiesa: potrebbe essere ancora col potere temporale incorporato oppure essere la prima, esclusivamente spirituale. Abbiamo avuto, nella penisola italica, due forme laiche di potere temporale, durate secoli, ed atte a rafforzare l’Italia: l’Impero Romano d’occidente e la Repubblica di Venezia. Dopo l’Impero Romano, Venezia avrebbe potuto estendere la sua egemonia su tutta la penisola se papa Giulio II, Il 10 dicembre 1508, non avesse creato la Lega di Cambrai, in accordo segreto con la Francia di Luigi XII°, duca d’Orléans, col Sacro Romano Impero tedesco di Massimiliano I° d’Asburgo, col Regno delle Due Sicilie di Ferdinando II° d’Aragona, col Ducato di Ferrara di Alfonso I° d’Este, col Marchesato di Mantova di Francesco II° Gonzaga, col Ducato di Savoia di Carlo II° e col Regno di Ungheria di re Ladislao, avente come obiettivo il ridimensionamento della Serenissima. In caso di vittoria, gli alleati di sarebbero spartiti le spoglie del cadavere veneziano nel seguente modo:

al Sacro Romano Impero tedesco: Treviso, Padova, Vicenza, Verona, il Friuli e l’Istria.

alla Francia: Brescia, Bergamo, Crema, Cremona e la Gera d’Adda.

agli Aragonesi: Trani, Brindisi, Otranto e Gallipoli.

allo Stato Pontificio: Ravenna, Cervia, Rimini, Faenza e relativi castelli, oltre che i possedimenti nei territori di Imola e Cesena.

al Ducato di Ferrara: il Polesine (che era stato conquistato dai veneziani nel 1481), Este e la Scodosia di Montagnana.

al Marchesato di Mantova: Peschiera, Asola e Lonato.

all’Ungheria, se fosse entrata nell’alleanza: la Dalmazia.

al Ducato di Savoia, se fosse entrato nell’alleanza: Cipro.

Da questa impari lotta, Venezia non si riprese mai più completamente, anche se cercò di resistere ma nel 1510 il Vaticano, involontariamente, la aiutò. Infatti, a dimostrazione di chi fosse il farisaico Stato Vaticano, Giulio II ritenne che la Francia rappresentasse, per gli equilibri nella penisola, una minaccia ben più grave di Venezia. Fu così che il pontefice lasciò la Lega di Cambrai (!)  per allearsi con la Serenissima (incredibile!). L’anno seguente, anche la Spagna e il Sacro Romano Impero cambiarono schieramento, portando così alla creazione della Lega Santa contro la Francia. Vi si aggiunsero  anche i cantoni svizzeri e l’Inghilterra di Enrico VIII°. Nel 1512 anche il Sacro Romano Impero tedesco abbandonò la Francia è partecipò alla Lega Santa. Scopo principale era la cacciata dei francesi da Milano, Colmo dei colmi, nel 1513, alla morte di Giulio II°, il nuovo papa Leone X° si mostrò favorevole ad una nuova alleanza con la Francia e, colmo del colmo dei colmi, vi aderì anche Venezia… questo chiarisce le idee: Venezia ed il Vaticano erano ora alleati… anche con i francesi… non commentiamo la moralità della Chiesa che dovrebb’essere in tutt’altre faccende affaccendata…

Venezia, che poteva diventare la potenza egemone italiana, fu distrutta per gli interessi di bottega vaticani. Vaticano che non esitò a rivolgersi agli stranieri. Vaticano che, per altro, quand’ era necessario, cercava aiuto dal primo che capitava, senza scrupolo morale alcuno. Infatti:

La città di Roma venne assediata  una prima volta nell’843 dai saraceni ma non venne espugnata, se non le due basiliche di San Pietro e San Paolo. Le campagne circostanti cominciarono ad essere devastate dai saraceni nell’830. Un secondo attacco alla città di Roma si risolse in un nuovo saccheggio delle due suddette basiliche. La tragedia finì nell’849 con la battaglia di Gaeta dove una flotta italiana sterminò i saraceni. Ma invece che prendere atto della necessità di una forza laica e di essere riconoscente per essere stato salvato, il Vaticano continuò imperterrito a demolire ogni e qualsiasi tentativo di unificazione italiana. Lo Stato Vaticano è quindi, a tutti gli effetti, uno Stato straniero opportunista, interessato a problemi politico-egemonici e non a questioni religiose o spirituali.

Nel 1870, il Vaticano fu occupato dalle truppe italiane ma, nel 1929, Mussolini e il cardinale Gasparri firmarono i Patti Lateranensi. Fu un bene o fu un male? ai posteri l’ardua sentenza… ancora oggi, tuttavia, il Vaticano trama per indebolire lo Stato italiano. Oramai, si potrà dire, è nell’ordine abituale (e quindi naturale) delle cose…

Come diceva monsignor Manzoni, parroco di San Giovanni in Bragora, in quel di Venezia:

Me sbaliarò, ma l’òsto che’l fàssa l’òsto, el spassìn che’l fàssa el spassìn e che’l   prète fàssa el prète… e invésse, i prèti i vól fàr ‘nca połìtica…

[Mi sbaglierò, ma l’oste che faccia l’oste, lo spazzino che faccia lo spazzino ed il prete che faccia il prete… e invece, i preti vogliono fare anche politica…]

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