Balcani 1970 6  [933]

EpidauroPercorso
Da Xilocastron, si va a Corinto, poi a Micene e da Micene si va ad Epidauro.

Revisione del testo: 7 ottobre 2021 ore 14:35  – Revisione delle immagini: 7 ottobre 2021 – [segue da 932] – E venne il giorno della tanto attesa (per F1 ed M1, cioè io) gita ad Epidauro. F3 ed M3 non vengono, perché non c’è posto nell’automobile.

Ad Epidauro ci sono parecchie cose da vedere (la descrizione di queste cose si trova su qualunque guida della Grecia: come già detto, vogliamo parlarvi di esperienze dirette) e la cosa più interessante è indubbiamente il Grande Teatro Greco, che vedrete nella fotografia più sotto. Il percorso da Xilocastron non è lunghissimo e lo vedete sulla cartina: Xilocastron, Corinto, Micene, Epidauro, nella regione peloponnesiaca dell’Argolide. Sono comunque tre ore buone, almeno. La strada, come tutte le strade greche che non siano negli immediati dintorni di Atene, non è un gran che.

Ed arriviamo ad Epidauro. I greci costruivano dei teatri meravigliosi per l’acustica. Ai loro tempi non c’erano amplificatori, altoparlanti o altre diavolerie moderne. Gli architetti e gli ingegneri del tempo dovevano progettare il teatro in modo che anche il più lontano degli spettatori sentisse quello che veniva detto al centro del teatro.

EpidauroTeatro
Il Grande Teatro Greco di Epidauro, in Argolide. La migliore acustica esistente.

Al centro del teatro, si vede un omino piccolo: supponiamo che sia un attore e supponiamo di essere noi sul punto da cui è stata scattata la fotografia. Se l’attore parla a bassa voce, NOI SENTIAMO PERFETTAMENTE quello che dice. Il colmo dei colmi è che, se il teatro è pieno di gente e la stessa se ne sta in silenzio, si sente ancora meglio!

Ho fatto delle prove (a teatro vuoto) a Pola, in Croazia, dove c’è un teatro costruito dai romani sul calco di quelli greci, e a Siracusa. Non si sente come ad Epidauro. Inoltre, a Taormina, ho fatto due prove, una a teatro vuoto ed una con tutta la gente, durante una recita: ebbene, è vero… con la gente, si sente meglio. Incredibile. Dicono gli esperti che durante le recite di pezzi teatrali ad Epidauro, a teatro pieno, si possa sentire bene anche un attore che parli a bassissima voce. Sembra che sia la miglior audizione del mondo. Cambiando appena appena l’inclinazione dell’anfiteatro, dicono che non si sentirebbe più quasi niente. La domanda è: ma come hanno fatto a pensare una cosa del genere, gli antichi greci?

Una nota di colore l’abbiamo avuta sulla via del ritorno, quando abbiamo preso verso est, per avvicinarci al mar Egeo. Arriviamo in una insenatura, che rimarrà nella nostra memoria col nome  di ‘Baia dei Porci’. Un posto tranquillo, con acqua fresca, non più profonda di un metro in tutta l’insenatura e, al largo, il mar Egeo, di un blu notte meraviglioso. Facciamo un bagno sull’acqua fresca deliziosa e poi… poi F2 tira fuori dalla sua sacca un panino con la marmellata. Non l’avesse mai fatto: nel giro di un minuto, un minuto e mezzo, una nuvola di vespe affamate si scaglia nella nostra direzione. La nuvola (saranno state, senza esagerare, un migliaio circa) ci assale e finiremmo tutti all’obitorio se M2, che  era già caduto sul filo spinato, non avesse esclamato: “F2! butta subito il panino per terra, il più distante possibile e rifugiamoci tutti sott’acqua!”. Le due manovre combinate hanno ottenuto il loro effetto: mentre, ogni tanto, mettiamo fuori la testa per respirare, ci accorgiamo che le vespe, mangiato completamente il panino, sono indecise. M2 dice: “Ora, di corsa, tutti in macchina e scappiano dalla Baia dei Porci. Al tre, scappare: uno… due… tre!”. Per fortuna, abbiamo agito con rapidità: abbiamo fatto appena a tempo di chiudere le porte dell’automobile; le vespe ci stavano già raggiungendo e ci avrebbero mangiati vivi. F2 disse, immaginando il titolo dei giornali: “Il Gazzettino: quattro turisti italiani uccisi dalle vespe nella Baia dei Porci, nei pressi di Epidauro, in Grecia.”

Tutto è bene quel che finisce bene… ma la paura è stata tanta. E poi, almeno avere una morte gloriosa ma così…

Torniamo a Xilocastron e arriva il momento di riportare F3 ed M3 all’aeroporto di Atene. Ciao, saluti, saluti.

E arriva anche il momento di tornare in Italia. La signora Popi si commuove, piange sommessamente e dice in continuazione: “ως νεκρός… αντιο σας…”, “os nekrós… antio sas…[come morti… addio…], intendendo forse dire, come fanno i francesi, che partir c’est un peu mourir [partire è un poco morire].

F1 si commuove… io, non so cosa dire… mastico un kaliméra [buon giorno] e partiamo… stesso percorso dell’andata.

Corinto
Il canale di Corinto con F2, M2, F1.

Corinto: ci fermiamo a guardare un’opera che è costata 12 anni di lavoro, dal 1881 al 1893. La sua utilità è soprattutto quella di risparmiare circa 200 km sulla rotta tra il mar Ionio e il mar Egeo: si risparmia addirittura 700 km circa nel caso di circumnavigazione completa del Peloponneso. Il Peloponneso, quindi, dal 1893, non è più una penisola ma un’isola. Il Canale di Corinto è un alveo artificiale navigabile che collega il golfo Saronico, nel mar Egeo, con il golfo di Corinto, nel mar Ionio, tagliando in due l’istmo che li separa. Ha una lunghezza di 6 chilometri e 343 metri, una larghezza minima di 24,6 metri al livello del mare ed una larghezza di 21 metri alla sua base, alla profondità di 8 metri, limitando così il passaggio a navi di stazza medio-piccola (circa 10.000 tonnellate). Nella foto, qui sopra, si intravvede una nave che sta percorrendo il Canale. Si vede altresì un cartello, posto dai colonnelli, con disegnato un militare armato e la scritta in greco ’21 aprile 1967’, data del colpo di stato.

Nota del 2021: attualmente, il Canale è chiuso fino a data imprecisata, a causa di una frana che impedisce il passaggio delle navi.

Lasciata Corinto, si risale verso nord e si trovano Tebe, Almiros, Gevgelija. Ci fermiamo all’ International Hotel di Titov Veles, in Kosovo (allora una provincia jugoslava, che si pronuncia, in serbo-croato: kòssovo).

maialini
L’International Hotel di Titov Veles, in Kosovo, attraversato da maialini neri.

Arrivati all’albergo, scendiamo dall’automobile e vediamo una scena stupefacente. L’albergo è situato in una punta tra la statale jugoslava ed una via secondaria. L’ albergo ha due ingressi: il principale (a destra nell’illustrazione) e il secondario (a sinistra). Forse per evitare di fare il percorso più lungo, sta di fatto che una frotta di maialini neri e pelosissimi tagliano il percorso, condotti da una coppia di custodi e per tagliare il percorso, entrano dalla porta secondaria, attraversano la reception dell’albergo ed escono dalla porta principale… alla faccia dell’ International Hotel… ciò, per quanto riguarda l’igiene, non promette nulla di buono. Ed infatti… l’ albergo è indecente. Il lavandino ha delle fessure large circa mezzo centimetro con uno strato di sporco esistente probabilmente da vent’anni o giù di lì… senza parlare dei piatti e dei bicchieri a tavola.

F2, che, se ricordate,  aveva avuto le lenzuola sporche a Skopje, si ritrova con un tovagliolo usato… chiama il cameriere, mostra il tovagliolo e il cameriere si stringe nelle spalle come dire che non può farci niente. F2 alza la voce ed è inviperita. Arriva quella che probabilmente è la proprietaria, la quale resasi conto della situazione, fa un cenno ad una ragazza, la quale arriva con quattro tovaglioli puliti e li cambia tutti, anche se gli altri tre non avevano problemi.

Alla mattina facciamo una doccia che è uno schifo di sporcizia, paghiamo e ce ne andiamo.

DocciaKosovo
Gente, nel deserto del Kosovo, che si fa la doccia con un idrante. He fosse un rituale? boh…

Partiti da Titov Veles, in piena zona deserta del Kosovo vediamo una decina di persone in mutande, in una pozza d’acqua e uno di loro, con un idrante li sta annaffiando. Sguazzano come rospi in una pozza d’acqua che si è formata ai loro piedi. Ridono, saltano… forse una cerimonia? chi sono? cosa vuol dire? boh… un altro mondo, veramente.

Torniamo per Trieste, come all’andata.

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