Il profumo del sasso [966]

Sasso
Un sasso di Pietro Dal Sasso.

Revisione testo: 09 gennaio 2022, ore 11:30. Revisione delle immagini: 08 gennaio 2022 – Come al solito, nomen omen [nel nome sta il destino]. Se, poi, anche cognomen omen… ma questa volta è un racconto tradizionale.

Sin da piccolo, Pietro Dal Sasso si trovò appiccicato questo nome e, come tutti, cominciò a riflettere, guardandosi allo specchio, se ci potesse essere una recondita armonia tra il suo nome e lui stesso medesimo. Si convinse, dato il nome e il cognome, che il suo mestiere sarebbe stato quello di fare gioiellini di pietra; o di sasso. Per questo si laureò in geologia e quindi si creò una formazione professionale eccellente. Studiò poi antropologia culturale, dove imparò come, dagli uomini primitivi in poi, le pietre e i sassi fossero stati utilissimi agli esseri umani per costruirsi strumenti da caccia (coltelli in pietra, punte di freccia, punte di lancia), macine per il frumento, raschiatoi per ripulire le pellicce per le signore, anche monete (le prime monete furono infatti di una pietra vetrosa, l’ ossidiana), contrappesi in pietra per togliere l’ acqua dai pozzi e poi, per finire… gli ornamenti! la passione di Pietro… fare gioielli con le pietre dure… il diamante, che proviene dal carbone, era la sua passione. Passò un anno nei Paesi Bassi, ad Amsterdam, da certi ebrei, amici di suo padre, che facevano dei gioielli meravigliosi. Imparò bene il mestiere e poi, tornato a Venezia, la sua città natale, si aprì un piccolo negozietto in una calletta vicino alla Fondamenta San Lorenzo, nel sestiere di Castello. Le cose di lavoro andavano abbastanza bene: i migliori clienti erano i morosi che chiedevano anelli (dotati di pietre pregiate) per le loro morose. Una notte, ebbe un sogno stranissimo:  un sasso dolomitico gli parlava. E gli diceva: “Pietro, voi esseri umani non avete il naso sopraffino, come, ad esempio, quello di un cane… se tu avessi un naso del genere, sentiresti il profumo che si sprigiona dalla mia gente: i sassi… noi sassi ci parliamo coi profumi. Un profumo che sa leggermente di lavanda vuol dire ‘ciao’, un profumo che sa di noce moscata significa ‘ho voglia di dormire’ e così via: noi dormiamo spesso e volentieri… anche voi umani dite, infatti, ‘dormire come un sasso’. Apparentemente, non facciamo assolutamente nient’altro che dormire ma non è così… solo che ciò che facciamo, lo facciamo in tempi enormi. Io che ti parlo, mi chiamo Sasso Barbasso e sono stato originato un miliardo di anni fa da un vulcano che si trovava in quella che ora è la provincia di Trento, vicino alla famosa montagna del SassoLungo, tra la Val Gardena e la Val di Fassa. Ora quel vulcano non c’è più… all’ inizio, ero una pietra, con spigoli e asperità, eruttata dal vulcano ma poi, un poco alla volta, i fiumi mi hanno portato giù, lentissimamente e, a mano a mano, strisciando contro i miei confratelli, in un miliardo di anni mi sono lisciato, arrotondato. Mi trovo ora nella Valle del Piave, dove sono arrivato cinquecentomila anni fa. In questo tempo, enorme, ho percorso, a forza di spinte e rotolamenti, circa venti chilometri. Ma veniamo al dunque: sono entrato nel tuo sogno perché voglio farti un regalo, che desterà meraviglia nei tuoi simili, perché a quel punto non saranno più tuoi simili… infatti, ti regalo la facoltà di sentire il profumo dei miei confratelli, i sassi…

Il regalo però, te lo faccio ad una condizione: devi buttarti giù dal letto, perché devo controllare se mi hai creduto o meno. Se ti butti giù dal letto, vorrà dire che mi hai creduto e riceverai il premio e tutto diventerà vero, altrimenti, un poco alla volta, ti dimenticherai anche del sogno… non c’è niente di gratuito, al mondo… ciao, ciao, Pietro… vediamo se ti butti o non ti butti…”

Pietro Dal Sasso rimase di sasso: senti, senti… senti che roba… ma che sia vero? e… e dovrei buttarmi giù dal letto? ma va là… non mi butto… perché dovrei fare questa buffonata? è stato solamente un sogno… però, potrei anche buttarmi, cosa ci perderei? scemo… potresti perderci… ad esempio, potresti romperti una spalla… tanto, lo so che alla fine mi butterò…  ma no… non posso essere così infantile… ho deciso! mi butto…

Si buttò giù dal letto e si ruppe un ginocchio… perché il ginocchio andò a sbattere esattamente conto un sasso… e… crack! in seguito, fece 40 giorni col gesso… ma chi aveva messo il sasso? mah… lo annusò per bene… e sentì un profumo di vaniglia… incredibile… e mentre sentiva il profumo di vaniglia, sentì una voce che assomigliava moltissimo a quella del sogno, che diceva: “Mi hai creduto, Pietro, bravo… peccato che tu ti sia rotto un ginocchio ma passerà: questo profumo è il profumo della soddisfazione. Vedrai che questo regalo, col tuo mestiere, con la tua professione, ti tornerà utile. Per esempio, se annusi un sasso, lui ti può dire da dove proviene e tante altre cose. Adesso, chiama l’ambulanza… ti preannuncio 40 giorni di ferie… ciao,  ciao…”

E così fece. Pietro ritornò al suo negozietto dopo 40 giorni: ora, effettivamente,  sentiva il profumo dei sassi… riannusò il sasso che gli aveva fratturato il ginocchio e… sentì un profumino da grappa. Formulò un pensiero, rivolto al sasso: “Da dove vieni?”
Il sasso rispose: “Sono Sasso Smargiasso… vengo dalla caserma degli alpini che si trova a Belluno e questo spiega il profumo ma sono originario del meteorite che alla fine del Cretaceo cadde nel Messico, creando la Grande Estinzione, 65 milioni di anni fa… dall’ urto, sono stato scaraventato sino in quella che ora è la zona di Belluno… vuoi la mia composizione geologica? contengo un feldspato che, altrimenti,  sulla Terra non si trova…”

Pietro pensò: solo questo, ha un valore inestimabile… e disse al sasso se lui, Pietro, potesse esibire il sasso stesso per creare un argomento scientifico. Sasso Smargiasso rispose: “Fai pure, anzi… mi fa piacere… se i giornalisti o gli scienziati ti chiederanno qualcosa, ti verrò in soccorso io…”

Il giorno dopo, nella vetrina del negozietto, in un cartello, comparve la seguente scritta:

“Sasso Smargiasso (nome d’affezione). Non esponiamo tale sasso in vetrina per evitare furti da parte di malintenzionati ma tale sasso proviene dal Meteorite dello Yucatan, alla fine del Cretaceo. Sulla terra, i suoi feldspati non si trovano: si accettano colloqui professionali solo con scienziati e geologi e, naturalmente, con  paleontologi. Questa dichiarazione ha il valore di perizia giurata.”

Apriti cielo… sul Gazzettino comparve un articolo di mezza pagina, dove i giornalisti lamentavano il fatto di essere stati respinti da Pietro Dal Sasso. Era costui un oscurantista che negava il progresso? era contro la libertà di stampa?

Giornalista: “Scusi, dottor Dal Sasso, ma nemmeno un poca di pubblicità… se mi concedesse un’intervista, si potrebbe reclamizzare…”

Pietro, interrompendo il giornalista: “Non mi risulta che la Ferrari faccia pubblicità…”

Il giorno dopo…

Pietro ad un altro giornalista: “Nooo, sono semplicemente intenzionato a mantenere il discorso su una linea scientifica…”

Arrivarono due geologi: un italiano e un inglese, i quali esordirono dicendo come fosse possibile, per Pietro, parlare con tanta sicurezza…

Sasso Smargiasso, visto l’ imbarazzo di Pietro, disse, nella mente del nostro geologo: “Pietro, sparale pur grosse… non appena ti vedrò in difficoltà, ti soccorrerò… se vogliono me per studiarmi, accetta pure, tanto io so dove ci sono altre parti di me… dì a loro, comunque, che questo feldspato, che mi costituisce, contiene oro.”

Pietro riacquistò la sua tranquillità e disse: “Cari colleghi, sono disponibile a tutte le verifiche e ad ogni proposta. Inutile chiedermi come io faccia, perché ve lo dico subito: ho studiato per anni e anni… e, come ben sapete, tutti i feldpsati hanno formula generale

X (Al, Si)4 O8 e cioè X (Alluminio, Silicio)4 Ossigeno8

dove X può essere frequentemente potassio, sodio e calcio mentre sono molto rari i feldspati dove la X è bario, rubidio, stronzio e ferro. Siete d’accordo?”

Geologi: “Perfettamente, complimenti per la preparazione, dottor Dal Sasso ma, senza offesa, non ci ha detto niente di nuovo…”

Pietro: “No, niente di nuovo ma… il nuovo ve lo dico adesso… i feldspati di Sasso Smargiasso contengono oro…”

I due geologi balzarono in piedi: “Non è possibile, dottor Dal Sasso: in tal caso, certamente, il suo Smargiasso non sarebbe di origine terrestre… ce lo può dimostrare?” Pietro: “Ho già pronti, nel retrobottega, uno spettrometro e delle reazioni chimiche per esaminare i componenti di Sasso Smargiasso. Prego, seguitemi.”

Dopo un’ora e mezza, il geologo inglese disse: “Beautiful… marvelous… unbelievable… [Bello, meraviglioso, incredibile…].

Il geologo italiano fece l’occhiolino a Pietro e disse al geologo inglese: “I told you… we are italian…[Te l’avevo detto… siamo italiani…]

Pietro: “Mamma mia… e adesso? adesso mi chiederanno come faccio a dire che viene dal Cretaceo, dall’ impatto dello Yucatan…”

Sasso Smargiasso: “Semplice, Pietro: li porti nel bellunese ed esattamente dove ti dirò , strada facendo. La stratigrafia delle rocce riporta ancora le tracce dell’ enorme impatto ed i feldspati con l’ oro sono quelli che stratigraficamente corrispondono alla fine del Cretaceo. Più prova di questa… serve un fuori strada…”

Pietro: “Se aveste un fuori strada, domattina potrei portarvi nel sito geologico… io non ce l’ho, il fuoristrada…”

Il geologo italiano si precipitò al telefono: “Svelti, carissimi! domani mattina alle sei… sì… col fuoristrada… venite col necessario per campioni e carotaggi… sì, forza! sì, sì… Piazzale Roma… Venezia… poi sarà un centinaio… sì! di chilometri! cosa vuoi che siano, metri? due fuoristrada, ché non si sa mai: uno potrebbe rompersi… preparate lo spazio sulla rivista Scientific Geology… è da vent’anni che la nostra università non è sulla rivista… dolce vendetta…”

Tradusse tutto al geologo inglese, il quale non stava più nei pantaloni.

Pietro disse che, se avessero voluto un po’ di soddisfazione professionale, avrebbe sottoscritto volentieri che:

La visita dei due geologi e la loro autorevolezza mi hanno convinto ad effettuare, assieme a loro, una definitiva esplorazione in situ

L’ inglese si commosse e disse: “Thank you Peter, my life… my wife…” [Grazie, Pietro… la mia vita… cosa dirà mia moglie…]

Sasso Smargiasso disse nella mente di Pietro: “Tutto sommato, sono delle brave persone… ci sono delle inclusioni, in rocce magmatiche australiane dell’ Adeano che contengono gli stessi identici feldspati: ciò prova che, quando non c’ era ancora la vita sulla Terra, un pianeta, chissà dove, è esploso: ha lanciato meteoriti arrivate sulla Terra 4 miliardi e 500 milioni di anni fa, un pezzo di quel pianeta ha girato nello spazio per oltre 4 miliardi di anni, per cadere sulla Terra 65 milioni di anni fa. Se dici questa cosa, ti daranno il Premio Nobel… magari digliela dopo il sopralluogo… ma puoi anche dirgliela subito… decidi tu… così ti farai un viaggetto in Australia. Si trova, questo reperto, in un sito pieno di stromatoliti, formazioni generate da alcuni tra i primi esseri viventi in assoluto…”

Pietro, ai geologi: “Poi, si potrebbe provare alla scienza che un pianeta esploso può vagare nello spazio per quattro miliardi di anni… ma bisognerebbe fare un salto in Australia…”

L’ inglese: “Ah… oh… this time, I believe you: where? when? how? why? Australia…” [Ah… oh… questa volta, ti credo: dove? quando? come? perché? Australia…]

Pietro: “Nelle rocce dell’Adeano, che si trovano in Australia, vecchie di 4 miliardi e mezzo di anni, sicuramente extra terresti, perché contengono carbone e in quel tempo, sulla Terra, vegetali non ce n’ erano, sono contenuti gli stessi, identici, identicissimi feldspati che troveremo domattina nelle rocce del Cretaceo…”

L’ inglese: “Oh dear… how can you… [mamma mia… come puoi tu…]

Pietro: “Come faccio? non te lo dirò mai. Sei contento… siete contenti di quello che vi sto dicendo?”

“Sì, yes, sì, yes, sì, yes, sì, yes, sì, yes.”

La mattina dopo, tutti sui fuoristrada verso Belluno.

Sasso Smargiasso suggerì mentalmente a Pietro: “Prendete la strada per Agordo e, dopo Agordo, lungo il fiume Cordevole, ad un certo punto vi dirò di lasciare la strada principale e di prendere una stradina che vi porterà verso una grotta.”

Pietro ripeteva, in modo che il guidatore e i due geologi sentissero. Arrivati sul posto, Sasso Smargiasso disse: “Questi sassi, vicino a quel pino mugo sono parte di me… il Cordevole pure è noto per contenere oro…”

Pietro, dopo aver ripetuto le frasi del sasso,  disse: “Non chiedetemi come ho fatto a trovare il sito: si tratta comunque di banalissima prospezione geologica: guardate sotto quel pino mugo… ci sono dei sassi… le stesse concrezioni si trovano sul fianco della montagna, a cento metri di distanza: controllate le striature esposte della roccia, che sono chiaramente del Cretaceo, caratterizzate dall’ esposizione a temperature fredde e in presenza di alluminati, caratteristici a loro volta dell’ impatto dello Yucatan…”

Il geologo italiano disse alla truppa: “Ferma! prendete quei sassi ed iniziamo subito un esame sommario.” Fu aperto il secondo fuori strada e furono allineati vicino al mugo tutta una serie di strumenti scientifici. Dopo un’ ora circa, il geologo inglese gridò in greco: “Eureka! Eureka!”. [Ho trovato!]

Il geologo italiano chiamò l’ università: “Feldspati piombati sulla terra! Sono chiaramente della fine del Cretaceo e risalgono al periodo dell’impatto del Messico… il passo successivo è controllare la spettrometria con stromatoliti dell’ Australia, contenenti meteoriti dell’ Adeano con inclusioni di carbone vegetale… il dottor Dal Sasso ci assicura che le troveremo… saremo allora in grado di dimostrare che un pianeta esploso chissà quando ha generato delle meteoriti cadute sulla Terra 4 miliardi e mezzo di anni fa e ricadute 65 milioni di anni fa, dopo aver vagato per lo spazio per oltre 4 miliardi di anni…”

Tutto fu documentato e gli scienziati portarono Pietro in Australia.

Le stromatoliti dell’ Archeano sono evidenti ma una caratteristica è che la zona, di per sé, è antichissima e vi si trovano disseminate delle meteoriti piombate sulla Terra molto prima.

Pietro condusse la spedizione in Australia Nord-Occidentale

Stromatoliti1
In alto a sinistra, una mappa dell’Australia con un punto rosso in riva all’Oceano Indiano, che corrisponde alla spiaggia in basso a sinistra. I sassi che si vedono sono stromatoliti di origine batterica, risalenti all’Eone Archeano, 3 miliardi e mezzo di anni fa. I due sassi, segnati dalle frecce rosse, sono parti di meteoriti molto più antiche, risalenti all’ Adeano, attorno ai 4 miliardi di anni fa.

Giunta sul posto, la spedizione seguiva ciò che diceva Pietro, che a sua volta seguiva ciò che gli diceva Sasso Smargiasso. Pietro condusse la spedizione in una spiaggia piena di stromatoliti (vedere su Wikipedia). La spiaggia era dunque rimasta tale e quale dall’ Archeano e quindi molto probabilmente aveva in zona delle rocce più antiche, quelle dell’ Adeano.

Pietro, con la massima disinvoltura, disse: “Qui ci sono anche dei meteoriti piombati sulla Terra nell’ Adeano e poi riaffiorati, per effetto congiunto del mare dei venti.”

Sasso Smargiasso suggerì: “Pietro, devi indicare quella roccia, poi quest’altra…” e ne indicò una decina. Poi suggerì a Pietro di dire: “Queste, in particolare, fanno parte di un grosso meteorite, che ha la stessa provenienza di quello dello Yucatan, dei pezzi trovati nell’ agordino… appartenenti ad un pianeta misterioso, che aveva alberi e vita quando la terra era ancora una palla con 2000 gradi Celsius di temperatura. Poi, questo pianeta, esplose ma è lo stesso che ha fornito il meteorite gigante del Cretaceo.”

Gli scienziati controllarono per due giorni interi e… era vero! era tutto vero! un redattore di Scientific American, unico autorizzato a partecipare alla spedizione, alla sera, durante la cena, disse, rivolto a Pietro: “Mi tolga una curiosità:  come ha fatto lei ad individuare questi sassi…”, ben sapendo che Pietro non voleva rispondere.

Infatti, Pietro rispose: “Li individuo dal profumo…”.

Scoppiarono tuti in una risata generale, interpretando tale risposta come una non-risposta.

Ma Pietro aggiunse: “Faremo una prova con tanto di notaio in uno studio televisivo: una commissione firmerà un documento per cui il sasso numero 1 viene dichiarato essere originario del sito planetario X, coordinate comprese. La busta col nome sarà tenuta chiusa. Poi lo stesso faremo con altri 4 sassi, per un totale di 5. Io dirò da dove provengono, così capirete che la geologia deve fare ancora enormi progressi. Ritengo che, dopo questa prova, sarete soddisfatti.”

Figuratevi cosa scrissero i giornali: “Incredibile, impossibile…”

Arrivò la sera della dimostrazione televisiva, i cinque sassi opportunamente numerati, erano pronti. Fermi tutti! interviene un dirigente del Ministero dell’ Istruzione statunitense, seguito da ben otto funzionari, che sostituisce il sasso numero 5 e la busta numero 5 con un sasso numero 6 ed una busta numero 6, preparati da scienziati del Ministero. Il dirigente disse: ”Non è per mancanza di fiducia nel dottor Pietro Dal Sasso ma…”.

Pietro lo interruppe e disse “Fate benissimo. O sono cose serie oppure sono pagliacciate”. Il clima di attesa divenne incredibile, la trasmissione era in diretta e gli spettatori si stavano, quasi tutti, mangiando le unghie.

La risposta ultima data da Pietro era stata suggerita da Sasso Smargiasso, che, per l’occasione, era assistito, per buona sicurezza, da altri tre sassi specialisti della materia. Insomma, Pietro aveva quattro aiutanti…

Il dirigente del Ministero dell’ Istruzione fu pregato di presentare anche i primi quattro sassi…

Il dirigente prese il sasso numero 1 e lo consegnò a Pietro, il quale con ostentazione, disse: “Profumo di Bordeaux, una città della Francia sud-occidentale, sentori di vino rosso fruttato, sentori dell’ Alvernia…  “

Erano tutti suggerimenti di  Sasso Smargiasso, naturalmente…

Il dirigente disse: “Quindi, dottor Dal Sasso?”

Pietro: ”Sasso originato da eruzioni vulcaniche del Periodo Devoniano, precisamente da eruzioni  di vulcani dell’ attuale Alvernia, rinvenuto nelle sabbie della Garonna.”

Il dirigente fece ripetere a Pietro, per l’ opportuna registrazione sonora, l’ intera frase. Poi, mentre le unghie erano quasi scomparse dalle mani degli spettatori, aprì la busta  numero 1 consegnatagli da un comitato di tre notai e lesse:

“Calcite vulcanica risalente al Devoniano, con moltissime analogie con altri reperti vulcanici dell’ Alvernia, rinvenuto nel 1998 nella Garonna, nei pressi di Bordeaux.”

Si scatenò il finimondo. Le telescriventi che diffondevano le notizie sembravano impazzite. Il dirigente del Ministro dell’ Istruzione riuscì ad imporre la calma e disse: “Signori, siamo qui per controllare. Il giudizio finale sarà dato dopo l’esame del sasso numero sei, cioè il quinto.”

Nel frattempo, gli allibratori organizzavano scommesse: il secondo sasso indovinato veniva dato a 220 a uno: se puntavi un dollaro e Pietro indovinava, vincevi 220 dollari. Un’ enormità…praticamente, gli allibratori pensavano che Pietro avrebbe sbagliato quasi certamente.

Si passò così al secondo sasso…

Pietro lo soppesò, lo annusò, cercò di scalfirlo con l’unghia… e disse, tra sé: “Colore rosso stranissimo, appena accennato… ferrite sicuramente, levigatura grezza, sembra quasi artificiale… molto silicio, sembra fragile, quasi cristallino… oligocene… Africa… orientale… i Baganda, probabilmente… sono pronto per la risposta.”

Dirigente: “Ci dica, dottor Dal Sasso…”

Pietro: “Questo, più che un sasso, è una frattura di sasso usato per estrarre ferrite in Africa orientale dai Baganda, notissimi artigiani del ferro. Viene da terreni alluvionali del Lago Vittoria dove si è depositato circa trentatre milioni di anni fa.”

Il dirigente del Ministero lesse: “Sasso del Lago Vittoria, dell’ Oligocene, proveniente da materiali usati per l’estrazione del ferro dai Baganda, in Africa Orientale“

Vi dispensiamo dalla descrizione di cosa successe. Lo potete immaginare. I bookmakers (allibratori) si stavano rovinando ma non si arresero: la terza risposta esatta veniva data a 2000 a 1…

E così, fu il turno del terzo sasso…

Era un sasso verde. Chiaramente conteneva del serpentino, un tipo di roccia metamorfica ma era troppo semplice. Ci doveva essere qualcosa… qualche trucco…

Pietro esordì: “Sono pronto. Siamo ancora a livelli infantili… mi si fanno i trabocchetti… il sasso è stato proposto per farmi credere che si trattasse di un serpentino, un fillosilicato idrato che cristallizza in due modi: nel modo cristallino monoclino e nel modo cristallino rombico. Tuttavia, il suo profumo mi porta alla città di Roma. Dichiaro quindi che, in realtà, si tratta di porfido verde antico, una varietà di marmo greco lucidabile, che i romani utilizzavano per decorazioni col nome di ‘lapis lacedaemonius’. Il sasso, in realtà un porfido verdastro, è stato rinvenuto nella zona delle Terme di Caracalla a Roma, dove, quando fu trovato, era lo scarto dell’ adornamento di un tempio.”

Dirigente: “Fra i detriti di scarto, rimasti dopo la costruzione del Tempio di Caracalla, questa pietra lacedemone greca è rimasta inutilizzata per duemila anni. Non va confuso col serpentino, in quanto cristallizza diversamente. Si tratta infatti di un porfido verde.”

Un allibratore si suicidò e lo spettacolo fu sospeso per 20 minuti.

Toccava ora al quarto sasso. Improvvisamente, però,  gli allibratori non pagavano più di 5 a 1, convinti ormai che Pietro li avrebbe indovinati tutti.

Il quarto sasso era difficilissimo perché era un comune sasso di fiume. Conteneva solo calce ed era di quei sassi che vengono usati nelle fornaci per fare la calce viva, la calcina e così via… non era tuttavia bianco e sembrava, per così dire, umido.

Sasso Smargiasso disse mentalmente: “Pietro, vai tranquillo. Viene da un fiume sotterraneo ed è del periodo alluvionale. Viene dal fiume Timavo che nasce in Croazia e precisamente nasce nel Monte Nevoso. Si intravvedono infatti, caratteristica del Timavo, delle piccolissime presenze di quarzite. Questa era difficilissima…”

Pietro disse: “Questa era veramente difficile e devo fare i miei complimenti al geologo che ha creato questa domanda. Apparentemente, è un comune sasso calcifero di fornace ma non è bianco e profuma di acqua bagnata… insomma, ha un aspetto bagnato, caratteristico dei fiumi sotterranei ma le piccolissime inclusioni di quarzite che ho intravisto contro luce, tradiscono le sue origini, inequivocabilmente: viene dal fiume Timavo che nasce in Croazia dal Monte Nevoso e scorre quasi sempre in forma sotterranea.”

Il dirigente lesse: “Pietra calcifera con inclusioni quarzitiche, proveniente dal fiume Timavo.”

Alcuni spettatori si misero a piangere perché non avevano più unghie. Questo Pietro Dal Sasso era un mostro.  

Ed ecco il colpo di scena.

Il sasso, quinto in ordine e cioè il sasso numero sei, pesava circa due grammi e venne presentato a Pietro su di un supporto in plastica di colore rosso. Pietro lo guardò per bene e, ovviamente, sentì mentalmente i suggerimenti di Sasso Smargiasso. Poi chiese carta penna e busta e scrisse per alcuni minuti. Andò al cospetto dei tre notai i quali controfirmarono sulla busta chiusa, che tennero per loro.

Poi, rivolto al dirigente, disse: “Io so che cos’è, ma non è leale il vostro comportamento. Sostengo quindi che, benché io sappia la risposta, non avevate diritto di farmi la  domanda abbinata al sasso numero sei. Avrei potuto benissimo non rispondere, perché il protocollo della prova portava le parole ‘Sasso trovato sulla Terra’ e non ‘Sasso originario della Terra’” e non parlò più.

Il dirigente disse: “Per il momento, riteniamo la prova non superata. Diamo lettura dell’ allegato numero sei: Sasso rinvenuto dalla missione Apollo XIV sulla Luna. Sasso formatosi nel cuore del nostro pianeta, a poco meno di 20 km di profondità, più di 4,011 miliardi di anni fa, probabilmente in presenza d’ acqua e in un ambiente dove subì ossidazione: condizioni compatibili con l’interno della Terra, ma non con quello della Luna. Un violento impatto di asteroide nella fase ancora caotica dell’ origine del Sistema Solare ha  portato in superficie la roccia scagliandola nello Spazio e fino alla Luna che, al momento della collisione, si trovava tre volte più vicina alla Terra rispetto ad oggi. Un secondo impatto 3,9 miliardi di anni fa, questa volta sulla Luna, ha  parzialmente fuso il meteorite terrestre spedendolo più in profondità, da dove sarebbe riemerso con un terzo e ultimo impatto, 26 milioni di anni fa, quando un asteroide scavò il Cone Crater, una depressione larga 340 metri e profonda 75.”

Gli spettatori erano inferociti: “Avete voluto farlo sbagliare per forza…”

Il dirigente: “Signori, era un sasso di origine terrestre…”

Spettatori: “Siete delle carogne, non volete accettare che Pietro la sappia più lunga di voi…” e così via.

Il comitato organizzatore, d’accordo coi tre notai, lesse quanto aveva scritto Pietro: “Mi permetto di dissentire dalla quinta domanda, numero sei: l’accordo era: … ‘pietre rinvenute sulla Terra’ e non ‘pietre provenienti dalla Terra’. Comunque, la mia risposta, anche se la domanda non è, secondo me, lecita, è la seguente:  Si tratta del famoso sasso rinvenuto dalla missione Apollo XIV sulla superficie lunare. Tutto sommato, la domanda era quindi banale, trita e ritrita. Come hanno scritto ampiamente le riviste specializzate, il sassolino si è formato nel cuore del nostro pianeta, a circa 18-20 km di profondità, più di 4 miliardi di anni fa, probabilmente in presenza d’ acqua e in un ambiente dove subì una forte ossidazione: condizioni non compatibili con la Luna. Un violento impatto di asteroide ha  portato in superficie la roccia relativa al sassolino, scagliandola sino alla Luna. Per fortuna, ho saputo rispondere comunque.”

Larga la foglia, stretta la via…

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