Appunti di Antropologia Culturale 3 [976]

Bosciamani
Boscimani della Namibia.

Revisione testo : 15 febbraio 2022 ore 10:30 – Revisione immagini: 15 febbraio 2022 – L’ agricoltura impiegò circa tre mila anni per arrivare in Sudan e probabilmente altrettanti per stabilirsi in Africa Orientale e nell’ India nord-occidentale. Nel villaggio agricolo avvenivano molti cambiamenti: sembra che le prime pecore addomesticate non avessero lana e che i primi bovini venissero munti con difficoltà, non essendo ancora completamente addomesticati.

L’ idea di far tirare l’ aratro dagli animali non si concretizzò subito. S’ iniziò invece a sviluppare la terracotta. Le terrecotte venivano messe in commercio e sono tra i più importanti reperti per studiare gli usi e le consuetudini del tempo. Aumentò l’ accumulo di beni, grazie ai commerci ed alla relativa maggior abbondanza. Sempre meno numerosi erano coloro che si dedicavano alla caccia, all’ allevamento ed all’ orticoltura. Ancora oggi, alcuni continuano a vivere di caccia, come i Boscimani dell’ Africa meridionale (vedi illustrazione accanto al titolo).

L’ agricoltura non raggiunse l’ Australia e nemmeno la Tasmania.

Il passo successivo fu quello dello sviluppo dei villaggi: alcuni divennero delle città. Le conseguenze delle città fu la costituzione di classi politiche ma questo, ovviamente, non avvenne sempre e dappertutto. Come guida per l’ organizzazione politica, possiamo citare 3 punti fondamentali:

  1. Società dove non esiste una vera organizzazione politica ma dove sono leaders i rappresentanti delle varie famiglie. Queste società tendono a rimanere piccole, disperse su zone geografiche ampie, con economie di sopravvivenza e senza alcuna forma di combattenti veramente organizzati. Esistono le funzioni politiche ma nemmeno queste  sono veramente organizzate.

  

  1. Società organizzate politicamente. Vivono in aree più ristrette, senza scambi eccessivi, anzi piuttosto limitati. Forniscono più ampi mezzi di sussistenza per la popolazione. Di solito le guerre sono molto importanti ma si limitano a incessanti incursioni contro le vicine unità politiche. Una caratteristica è che, quando le imprese belliche siano più decisive e definitive, non comportano mai la sottomissione o lo sfruttamento economico dei vicini sconfitti ma comportano sempre la loro distruzione fisica.

 

  1. Nelle società organizzate come stati conquistatori, le popolazioni conquistate non sono abitualmente distrutte: di regola, invece, i loro cittadini sono ridotti alla condizione di sudditi o vengono incorporati come classi inferiori dello stato conquistatore. In questi tipi di società, le popolazioni sono numerose e molto concentrate; l’ economia produce notevoli eccedenze, atte allo scambio e il potere tende quasi sempre a concentrarsi nelle mani di una piccola oligarchia ereditaria. Quest’ultimo concetto sull’ ereditarietà è molto importante perché è la vera causa dei problemi all’ interno delle varie organizzazioni sociali di questo tipo. 

Abbiamo così fornito un esempio di ripartizione dei tipi di società. Naturalmente, è solo un esempio e ci sono, indubbiamente, delle situazioni intermedie.

 Come nasce una religione.

 Facciamo ora l’ esempio di una società primitiva, dove le cose stiano andando abbastanza bene.

Un brutto giorno, tutto il gregge di pecore si ammala: muoiono quasi tutti gli animali e non c’è spiegazione apparente ma i componenti la tribù pensano che una spiegazione debba esserci comunque; se la spiegazione non è razionale, ci sarà, senza dubbio, qualche magia nemica o qualche spirito incattivito. Ecco l’ inizio di una religione.

Non esistono popolazioni che possano avere una spiegazione per tutto: inevitabilmente, in tutte le popolazioni si crea una qualche forma di religione.

Altrettanto inevitabilmente, ogni popolazione ritiene che la sua religione sia l’ unica giusta e che tutte le altre siano un’ accozzaglia di bugie e di assurdità.

Anche nella nostra società occidentale, che noi consideriamo così evoluta, non dobbiamo dimenticare come ci siano ancora molte persone che credono, in perfetta buona fede, che la cura migliore per una malattia imprevista stia nella preghiera e nella fede. Qualche meccanismo del genere è probabilmente presente nella testa dei no-vax, anche se non sappiamo bene come.

I modelli religiosi di comportamento sono focalizzati sulle incertezze della vita e si evidenziano specialmente nei momenti di crisi della vita stessa. ‘Crisi’ viene dal greco  ‘decisione‘. Essere in crisi significa quindi ‘essere sul punto di decidere‘. I momenti di crisi coincidono con i riti di passaggio, quando una persona passa da uno stato sociale ad un altro: sono, per noi occidentali, la nascita, il battesimo, la cresima (dall’infanzia all’adolescenza), il matrimonio, l’ ordine sacro e la morte. Le altre popolazioni hanno riti di passaggio analoghi.

Un altro motivo che ha contribuito a formare l’ ossatura delle religioni è il fatto che gli antichi non pensavano che le persone potessero essere diverse l’ una dall’ altra. Quando la diversità era innegabile, ci doveva essere, come spiegazione, una causa soprannaturale. Qualunque cosa facesse una persona, ciò dipendeva sempre dall’ operato di un dio o di una dea o di qualcosa di soprannaturale.

L’ inizio dell’ Iliade, del greco Omero, recita infatti: ‘Cantami, o Diva, del pelìde Achille l’ ira funesta, che infiniti addusse lutti agli Achei’ (traduzione di Vincenzo Monti). 

Ciò significava che la musa della poesia (Euterpe) si era ‘impossessata’ di Omero e recitava dentro di lui: non era Omero che aveva composto il poema: era Euterpe… un uomo normale diventa un guerriero quando il dio della guerra (Ares per i greci, Marte per i latini), entra dentro di lui. Se un uomo beve o gozzoviglia, ciò dipende dall’ operato del dio Bacco…

Esisteva quindi una creatura soprannaturale per ogni  situazione e per ogni circostanza. Gli dèi, più o meno importanti, esistevano in numero molto grande e costituivano, ad esempio in Grecia, l’ Olimpo.

Lentamente, col passare dei secoli, i concetti si sono evoluti ma il concetto di fondo, di credere in qualcosa di trascendentale, è rimasto.

Nel Veneto, il caminetto si dice larin: gli dèi Lari, ancora dai tempi degli antichi romani, erano coloro che erano stati preposti alla protezione delle case e quindi anche dei loro focolari.

Le usanze e le credenze religiose si modificano nello spazio e nel tempo. La religione cristiana si è impossessata di molti concetti pagani. Il Natale cristiano è posto alla fine dell’ anno perché si sovrappone (riti relativi al solstizio invernale)  a una tradizione pagana che celebrava la nascita dell’ anno nuovo, ora raffigurata  dalla nascita del Bambino Gesù, che rappresentava l’ anno nuovo stesso. La festa della Pasqua è stata uniformata dalla Chiesa ai riti pagani equinoziali di fine marzo, così come la festa della mezza estate agricola, che si teneva, presso i romani al primo di agosto, è stata sacralizzata, spostandola al 15 agosto e denominandola ‘Assunzione in Cielo di Maria’, da papa Pio XII°, al secolo Eugenio Pacelli. A questo punto, tutte le feste in Italia erano anche feste religiose, tranne il Primo Maggio. Si poteva lasciare che in una unica festa all’ anno la gente non fosse obbligata ad andare a Messa? no! il primo maggio del 1955, papa Pacelli sacralizzò anche quest’ultima festività… anche la festività del primo novembre è stata istituita da Santa Madre Chiesa Cattolica Apostolica Romana, con ampio consenso da parte delle popolazioni celtiche (Irlanda) che nel primo novembre avevano già l’ analoga festa di Halloween (Ognissanti).

Tutti i riti che riguardano le donne sono stati studiati dalla Chiesa in modo da coinvolgere la Madonna. Ad esempio, la festa del 2 febbraio, la cosiddetta Madonna Candelora, ovvero la festa, come veniva un tempo chiamata, della Purificazione della Beata Vergine Maria, si rifà ad una tradizione pagana, dove una donna doveva  rimanere intoccata dal marito nei primi 40 giorni dopo il parto, ‘per purificarsi’, che è esattamente l’ intervallo tra Natale e il 2 febbraio. Si tratta, in definitiva, di una norma igienica, come il ‘non mangiar carne‘ al venerdì. L’ Avvento cattolico corrisponde all’ avvento pagano, giorni preparatorî alle cerimonie per l’anno nuovo.

L’ esempio relativo alla Madonna Candelora ci fa capire come le religioni siano inestricabilmente legate ai costumi di una popolazione; infatti, se non ci  fosse il costume di rispettare per 40 giorni la moglie, dopo il parto, non avrebbe avuto alcun senso la festa della Madonna Candelora.

Da notare poi che il principio di rispetto dei 40 giorni di astinenza non sarebbe completamente osservato dai mariti più beceri se non ci fosse la questione che tale principio è diventato una parte della religione: ciò fa sì che tutti abbiano un maggior senso di rispetto verso tale norma.

Ci sono poi tutta una serie di credenze in potenze impersonali, che non sono cioè dèi.

Mana
Polinesia: forse lo spirito di un qualche guerriero defunto, trasmesso attraverso un amuleto di pietra portato al collo, può conferire il Mana.

Se un uomo è riuscito vincitore nel combattimento, non necessariamente c’ è l’intervento del dio della guerra ma nemmeno dipende dall’ uomo in sé… anzi, quest’ ultima ipotesi è sicuramente da escludere. La spiegazione allora è che quest’ uomo disponeva di un Mana, una forza particolare, forse lo spirito di un qualche guerriero defunto, trasmesso  attraverso un amuleto di pietra portato al collo o qualcosa di analogo. Un contadino semina dei tuberi, i quali non diventeranno molto grandi, a meno che la terra dove sono stati seminati non sia cosparsa spiritualmente dell’ ineffabile Mana. La parola Mana viene dalla Polinesia ma lo stesso concetto si trova ripetuto in parecchie popolazioni. La canoa non scorre veloce se non ha attorno a sé un certo Mana e la rete non pescherà molti pesci se sprovvista del necessario Mana.

Ci sono degli individui che, per qualche particolare motivo, non possono avere il Mana. Ce ne sono altri, invece, che hanno Mana in abbondanza. Il Mana non dipende dalla volontà dell’ individuo. Ci si avvale di tale concetto per giustificare e razionalizzare il sistema sociale complesso e questo, ad esempio, potrebbe dipendere dalla nascita ma non sempre: non in tutte le popolazioni. Da notare che tutti questi concetti basati sulla  fortuna servono per evitare invidie e quindi il tanto deprecato principio di ‘mimesi‘, che genera l’ invidia distruttrice della comunità. Ovvero: è inutile che tu lo invidî… costui ha il Mana e basta. (vedere i cinque articoli di René Girard: per vedere il primo dei cinque, andare a René Girard 1 [627].

 I capi, finché sorride loro il successo, hanno il massimo di Mana. Se perdono il Mana, alcune popolazioni sostituiscono i capi con dei sacerdoti. Il Mana è posseduto dalle divinità in quantità maggiore degli uomini ma anche tra le divinità esiste una gerarchia e quindi non è detto che posseggano, tra loro, lo stesso grado di Mana.

Così, come noi abbiamo parecchi comandamenti che ci dicono di non desiderare le donne e le cose d’ altri, i polinesiani hanno questo concetto di Mana: inutile invidiarlo, costui è nato più fortunato di te e non ci puoi fare niente. Forse, il concetto di Mana è migliore, come logica, dei nostri Comandamenti. i Dieci Comandamenti, che si esprimono con un ‘non’ prepositivo, secondo le più moderne teorie psicologiche, additano all’ inconscio proprio ciò che si vorrebbe negare. L’ inconscio va per immagini: recepisce le immagini e cancella il ‘non’. I Dieci Comandamenti col ‘non’ prepositivo ottengono insomma proprio l’ effetto contrario: vedi Prometeo 14 (1 di 2) [641].

Il concetto di Mana spiega anche i fallimenti. Nel nostro concetto, espresso altrove (Bianchi e gialli 7 [889]) che verso occidente c’ è determinismo e verso oriente c’ è fatalismo, dobbiamo riconoscere che più fatalista è la comunità e meno attriti ci saranno. Insomma, il concetto di Mana sembra essere una panacea (un rimedio per tutto). Ovvio che, col fatalismo, la comunità fa più fatica a progredire. Il Mana, quindi, spiega il successo e contemporaneamente non suscita invidie e rancori.

Presso certe popolazioni, si può ereditare il Mana dal padre e dalla madre, presso certe altre, invece, non è ereditario. Uno strumento, ad esempio un arco per scagliare delle frecce, quanto meglio è costruito e tanto più Mana possiede.

  • Chi è dotato di Mana può porre dei tabù (concetto sempre polinesiano). Il tabù è una proibizione che viene posta sopra un oggetto, impedendo così il suo utilizzo da parte di chi abbia un Mana minore

Da notare che un incredibile atteggiamento di fiducia verso il Mana esiste per quanto riguarda ciò che accadrà in futuro. Il Mana spiegherà sempre i successi ma anche gli insuccessi saranno spiegati con una mancanza di Mana. Il tutto, in un quadro di desolante fatalismo.

 [segue]

 

 

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