Mondo e la tosse [61]

MONDO
                                                 Falegnameria tradizionale: il colmo del tetto di un pollaio, in abete bianco.

Revisione del 30 aprile 2020 – Mondo (Edmondo) aveva, assieme al fratello Toni, una falegnameria tradizionale con qualche operaio, oltre ai figli di Mondo e Toni, che sin da bambini aiutavano per quel che potevano.

Mondo era il più anziano dei due. La loro produzione era costituita da tavole per il bucato, in abete bianco, da usare nei lavatoi pubblici; attaccapanni da mettere in entrata, magari colorati con un po’ di vernice marrone (pàis), fissata col mordente; scale per andare dal pianoterra al solaio nelle case di contadini; panère ( = madie per fare il pane e la pasta) dove il termine panèra sembra più adatto a rappresentare la funzione di tale mobile atto a contenere il pane; telai in legno per far nàr su i cavalièri co i vòl ingaetàrse [far andare i bachi da seta verso l’alto quando vogliono fare il bozzolo]; taglieri grandi per la polenta; mestoli grandi; mattarelli; conigliere in legno; pollai; qualche giògo per le mucche e per i buoi (di misura differente) a loro volta ad uno o due posti; mastelli di tutte le dimensioni; cancelli e cancellate in legno, di varie essenze e di varia fattura, economici e no; letti; comodini da notte; porte; scuri; finestre coi vetri; casse da morto; panche per i fedeli in chiesa; qualche leggìo e qualche confessionale; non tuttavia oggetti troppo piccoli o poco pesanti: questi ultimi, se leggeri, venivano portati e venduti dalle cadorìne, donne che venivano giù dalle vallate del bellunese coi loro prodotti, come uova di legno per le calze, taglieri piccoli per i salumi, ciabatte, pantofole, attaccapanni piccoli a gruccia, scatole portaoggetti: le cadorìne avevano prezzi imbattibili e quindi non valeva la pena di entrare in concorrenza con loro. er fortuna, le cadorine non si portavano appresso oggetti pesanti.
Mondo e Toni facevano anche degli armadi grandi e capaci, in abete bianco oppure rosso. Non era necessaria una precisione assoluta nella misure, perché le famiglie comperavano un armadio per una stanza ed eventualmente un secondo armadio per un’altra stanza: anche se uno dei due era più alto di un centimetro o più largo, poco male. Insomma, non erano ancora in uso i mobili componibili.
I fratelli vivevano bene e senza preoccupazioni finché…  qualcuno non disse loro: “Invece di raccogliere gli ordini dai residenti locali, perché non fate delle camerette tutte uguali in due o tre tipi di legname? ve le vendiamo noi: avrete il vantaggio di lavorare tutto il giorno senza interruzione, senza i tempi morti dell’attesa fra un ordine e un altro. Magari potreste cominciare a fare le camerette per noi nei tempi morti… solo che i mobili devono essere tutti uguali, non con un centimetro di differenza tra l’uno e l’altro…”
Mondo non pensò al guadagno ma alla soddisfazione di avere un nuova fabbrichetta, che avrebbe effettuato produzioni in piccola serie… come gli industriali veri…
Ecco l’importante per Mondo: non era il maggior guadagno la vera spinta, piuttosto diventare moderni, non avere tempi morti, poter assumere qualche operaio in più. insomma migliorare e diventare più importanti, con un poco di prestigio in più, ai propri occhi e agli occhi degli altri. Questa è la molla che in verità ha sempre spinto un imprenditore e sempre lo spingerà, molla che è il vero segreto di quello che poi sarebbe diventato il miracolo del Nord-Est: certamente il guadagno è importante ma non è la spinta originaria, è piuttosto la conseguenza del perfezionamento ed un metro tangibile della propria capacità e della propria soddisfazione. Su questo, giocano anche i burocrati delle tasse: prendono per il collo la gente innamorata del proprio lavoro, che vuole andare avanti nonostante tutto, fino all’ultimo, fino al suicidio.
Amavano entrare al bar e bere il caffè col saluto e l’approvazione dei presenti. Mondo e Toni non avevano soprannomi e già sappiamo che questo significa rispetto. Essendo i primi piccolissimi quasi industriali del paese, il rispetto era loro dovuto e all’ occasione facevano capire di essere persone di una certa importanza.
Per vedere come Mondo desiderasse questo riconoscimento (secondo lui dovuto), narreremo un piccolo aneddoto:
Da quando in falegnameria s’era iniziata la produzione in piccola serie, la verniciatura delle camerette era divenuta abituale. La verniciatura, si sa, non è che faccia troppo bene ai polmoni, che non sono di ferro. Gli impianti di aerazione o ventilazione forzata erano di là da venire e Mondo, tra l’altro anche incallito fumatore, era afflitto da una tosse fastidiosissima che lo perseguitava in continuazione.

Su consiglio di amici e parenti, Mondo decide di recarsi (una delle poche volte della sua vita) dal medico condotto, LM. In sala d’attesa, aspetta e tossisce. Tossisce ed aspetta. Poi, com’è, come non è, la tosse ostinata si calma improvvisamente e sembrava una grazia di Dio: anzi, voleva addirittura tornarsene a casa, quando in quel momento viene chiamato dal medico, il quale s’informa sul motivo della visita. Mondo dice che la verniciatura lo sta rovinando e se, così per ischerzo, non sia anche il caso di smettere di fumare…
“Caro Mondo, le dirò che smettere di fumare fa sempre bene e glielo posso dire prima ancora di farle la visita: comunque si spogli e si metta a schiena nuda, seduto sul lettino.”
Mondo, mentre si spogliava, pensava che un conto è sentirsi dire di smettere di fumare dopo una visita e un conto è sentirselo dire senza neanche essere stato visitato: questo dottore, tutto sommato, non gli piaceva molto e probabilmente gli sembrava di non essere stato trattato col dovuto rispetto. Covava pertanto in Mondo un piccolissimo risentimento.
Mondo si spoglia; si siede sul lettino e il dottore lo ausculta, poi gli dice di respirare, poi lo ausculta nuovamente con lo stetoscopio ma anche con un fastidiosissimo orecchio ghiacciato: il dottore è sempre più antipatico.
Il medico dice: “Mondo, mi faccia qualche colpo di tosse…”
Mondo, a questo punto, si sente decisamente sottovalutato, maltrattato e sbotta: “Ah, dotór… prìma el me dìse de respiràr, come farìe a far de mànco… dopo,  l’è θìnque minùti che no tossìse: vorìelo fàrme tossìr, ‘ncóra, pròpio dès?[Ah, dottore… prima mi dice di respirare, come faccio a farne a meno… dopo, sono cinque minuti che non tossisco: vorrebbe per caso farmi tossire, ancora, proprio adesso?]
A una persona di rispetto come lui, richiedere la tosse in quel momento di remissione sintomatica era quasi un affronto. Quella di invitarlo a respirare, poi…

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