Balcani 1970 4 [931]

Ramarro
Un ramarro orientale, come quello del nostro racconto. Un poco più grande di una lucertola, si ciba di mosche ed altri piccoli insetti. Assolutamente innocuo: si tratta di un antizanzare naturale… insomma, un’insetticida… è abilissimo nel catturare mosche e zanzare.

Revisione del testo 4 ottobre 2021 ore 11:25 Revisione delle immagini: 4 ottobre 2021 – [segue da 930] – Alla mattina,  parto con M2 alla volta dell’aeroporto di Atene per prendere M3 ed F3. Col caldo, è un viaggio che sembra più lungo di quello che è effettivamente.

Ci sono moltissimi militari  in tenuta da combattimento. Senza problemi, carichiamo i due nuovi arrivati e ci dirigiamo verso Xilocastron.  Strada facendo, alla periferia di Atene, vediamo alcuni tafferugli fra gente che non ha accettato il colpo di stato ed i militari. Niente altro da dire. Arriviamo che l’ora di pranzo è già passata. F1 ed F2 hanno preparano una colazione leggera. M3 ed F3 mangiano qualcosa e vanno nella loro stanza a riposare. Improvvisamente, si sente un urlo di F3: ha visto un serpente, un essere viscido verde e azzurro che viene fuori da dietro l’armadio, guarda in giro e  ritorna dietro l’armadio. Poi, ogni tanto, mette di nuovo fuori la testa per esaminare la situazione. Non c’è verso di calmare F3: vuole tornare a casa. M3 non sa che serpente sia. M2 ed io andiamo ad esaminare la situazione: ma che serpente e serpente… è un ramarro, innocuo, che abita in quella stanza e si ciba di formiche, zanzare, mosche. Cacciatore abilissimo, sostituisce gli insetticidi ed i greci addirittura  comperano i ramarri al mercato e li mettono nelle stanze a bella posta. Per tranquillizzare F3, prendo in mano il ramarro (che ovviamente era stato addomesticato dai Popi) e lo faccio vedere, nella mia mano, ad F3: è poco più grosso di una comune lucertola, forse un poco più  bruttino. Visto che l’ho preso in mano e che lo sto accarezzando, F3 si tranquillizza ma mi dice di metterlo nella mia camera. Le dico che lo metterò in cucina, così avrà più mosche da mangiare. Funziona per un giorno. Per un giorno, usiamo la cucina col ramarro che ci guarda da sotto una credenza. Poi, il ramarro torna nella sua camera prediletta, quella di F3 ma ormai è diventato un amico ed F3 non dice più niente.

Sempre pesce, sempre pesce. A Xilocastron si sono due macellerie: una di carne fresca ed una di carne congelata, che viene dall’ Argentina. Dal macellaio della carne congelata, siamo stati una volta. Quando siamo entrati, il macellaio, senza dire niente, ha preso dalla ghiacciaia un enorme pezzo di carne e l’ha sbattuta sul banco. Poi, ci guarda,  brandisce una sega elettrica e la punta sulla carne, dicendo in greco: “Così? di più? di meno?”. Non faccio a tempo a rispondere, che mette in moto la sega circolare e taglia, dalla mezza bestia congelata, una fetta larga cinque o sei centimetri e lunga circa 80 centimetri: sembra una baguette [filone di pane] francese molto più grande. Lì, c’è di tutto: carne per l’arrosto, per il lesso, bistecche, braciole… probabilmente non sa tagliare la carne e la vende così. Comperiamo la carne congelata ed a casa ci mettiamo una vita a tirar fuori quelle che potrebbero essere bistecche, scapino che fa da lesso e così via. Siccome abbiamo giurato di non tornarci più, questa volta andiamo dal macellaio che vende carne non congelata.

MortoXilocastron
Il funerale di Xilocastron. Il morto è steso su di una mezza porta di legno e coperto con una garza bianca. Notare il nugolo di mosche sopra il lenzuolo di garza.

Parcheggiamo e stiamo per attraversare la strada sul passaggio pedonale, quando arriva una processione funebre con tanto di pope e familiari piangenti. Anche in Grecia è proibito interrompere le processioni e quindi attendiamo che passi la processione stessa. Il morto non è in una cassa: è stesso su mezza anta di una porta di legno, tolta da una casa e sopra ha una garza bianca ma quello che impressiona è il nugolo di mosche (vedi foto) che stanno sopra al cadavere, in pieno agosto… che schifo… attendiamo che passi il funerale, attraversiamo il passaggio pedonale ed entriamo nella macelleria di carne non congelata. A parte l’odore di marcio, indovinate cosa c’era sopra i pezzi di carne esposti sul bancone… nugoli di mosche! come quelle sopra il morto… forse, alcune sono le stesse… ci siamo guardati e, senza bisogno di parlare, siamo usciti dall’obitorio-macelleria: anche quel giorno avremmo mangiato pesce…  comperiamo polpi e sardine, ma domani si va al ristorante, tanto per provare.

Al centro di Xilocastron c’è il ristorante ’21 aprile’, col nome in onore del colpo di stato dei colonnelli. I ristoranti, in Grecia, hanno dell’incredibile. Ecco cosa succede.

Premettiamo che, bene in vista, nei ristoranti viene esposta, per legge, una tabella come quella che segue. Si trova vicino alla porta d’ingresso e nella sala da pranzo, oltre che, naturalmente, sui menù:

Ristorante 21 aprile – Xilocastron
Pietanza Asporto Tavola Calda Al tavolo
Souvlàkia 100 104 120
Mousakà 50 52 60

Supponiamo, inoltre, che ci siano, ad esempio, sedici tavoli e che ci siano quattro capi-camerieri. Ognuno dei capi-camerieri ha a sua disposizione un paio di ragazzini in qualità di aiuto-camerieri e comanda sui quattro tavoli che gli sono stati assegnati dal ristorante.

Ebbene: il primo prezzo, nella colonna ‘Asporto’, è il prezzo al quale un cliente entra nel ristorante, compera la pietanza e se la porta via.

Il secondo prezzo, nella colonna ‘Tavola Calda’, è il prezzo al quale un avventore ordina la pietanza, si prende da un buffet pane, bicchiere, forchetta e coltello e si siede su di uno sgabello alto, mettendo le vettovaglie su di una mensola appoggiata al muro e fa la sua colazione.

Il terzo prezzo, nella colonna ‘Al tavolo’ è il prezzo che si paga stando seduti al tavolo.

Il capo-cameriere non è pagato dal ristorante ma compera le pietanza dal ristorante medesimo,  al prezzo di ‘Asporto’ e si fa pagare al prezzo della colonna ‘Al tavolo’. Deve retrocedere ai ragazzini la differenza tra ‘Tavola calda’ ed ‘Asporto’, quindi a lui rimane la differenza tra ‘Al tavolo‘ e ‘Tavola calda’.. I ragazzini, inoltre, guadagnano tutte le mance. Poste queste premesse, tutti sono in grado di sapere quanto guadagna il capo-cameriere e fra i clienti greci ed i quattro capi-camerieri si apre, molto spesso, una specie di asta al ribasso, perché, ovviamente, ognuno dei quattro capi-camerieri vorrebbe portare il cliente ad uno dei suoi tavoli, praticando sconti oppure altre agevolazioni, come caffè gratis eccetera. Una volta che il cliente ha scelto un capo-cameriere, che ha praticato le condizioni migliori, cominciano gli insulti da parte degli altri tre capi-camerieri, i quali dicono: “Tu, lavori gratis, sei una persona poco piacevole, rovini te stesso e rovini noi…” eccetera. Naturalmente i turisti si fanno abbindolare dal primo capo-cameriere che va loro incontro e pagano il prezzo pieno, perché non sanno alcunché di tutto questo. Poi, c’è il cerimoniale del vino…

Il capo-cameriere mostra la lista dei vini (che ha sempre tre prezzi, come il foglio affisso nella parete dl ristorante) e supponiamo che il cliente decida per una bottiglia di bianco. Uno dei ragazzini va a prendere la bottiglia e la mette sul tavolo, poi se ne va. Dopo un poco, arriva il capo-cameriere, il quale mette il cavatappi sulla bottiglia, dà un giro di vite e se ne va, abbandonando la bottiglia col cavatappi. E noi, a guardare cosa diavolo pensano di fare… dopo un poco, arriva un ragazzino, il quale finisce di togliere il tappo, lo lascia sul tavolo, vicino al posto della bottiglia, prende com sé la bottiglia  e… se ne va… dopo un altro poco di tempo, torna il capo-cameriere con la bottiglia, annusa il tappo e (preghiamo che il tappo non sia difettoso, altrimenti la manfrina durerebbe sino a mezzanotte…), con sussiego, versa un goccio piccolissimo di vino in ogni bicchiere e se ne va via, portando con sé la bottiglia. Dopo un poco, arriva un ragazzino con la famigerata bottiglia: il ragazzino riempie i bicchieri a metà,  e lascia, finalmente, la bottiglia sul tavolo. Ecco… ti passa la voglia di ordinare una seconda bottiglia di vino…

Togliamo subito ogni dubbio alla nostra lettrice o al  nostro lettore: non è stato un caso, perché per quattro volte siamo stati, successivamente, in altri ristoranti greci ed il cerimoniale è sempre, più o meno, lo stesso.

[segue]

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