Barba Toni [999]

barbaToniRevisione testo: 20 aprile 2022 ore 5:30 – Revisione immagini: 19 aprile 2022 – Volevamo esporre un esempio di dialetto veneto, della zona di Chioggia, del secolo XVI°. Tale secolo è abbastanza vicino ai giorni nostri da renderlo comprensibile ed abbastanza lontano  per risvegliare una certa curiosità.

Tale dialetto, da un punto di vista eufonico (sonoro), ricorda molto, oltre che il veneziano, anche il rovigotto.  Prima di proseguire, dobbiamo precisarvi che troverete uno strano segno: il segno ou. Tale segno, di solito in fine di parola, si pronuncia come una lettera ‘o’ seguita da un indefinito suono di ‘u’ ma tale lettera ‘u’ è appena accennata.

Diamo, in lingua italiana, un cenno riassuntivo al  testo che veniva rappresentato nelle commedie popolari del tempo.

Barba Toni è un capo barca di Chioggia. Il capo barca organizza la pesca per tutti, coordina le attività dei pescatori  e tutti lo ascoltano come il Vangelo: facendo come dice lui, si pesca parecchio di più. Il capo barca, di solito, è anziano ed espertissimo: ha un titolo che gli spetta per tradizione, il titolo di ‘barba’. Il titolo che conferisce prestigio si ritrova in Italia meridionale ed è il ‘don’. Per inciso, l’appellativo ‘barba’, a Venezia, viene dato allo zio o al padrino del ragazzo che sottostà al rito di passaggio alla Prima Comunione od alla Cresima.

Ad esempio:

Vàrda, vàrda  che bel reògio che ti gà…[Guarda, guarda che bell’ orologio hai…]

El xe un regàło de me bàrba… » [Si tratta di un regalo di mio barba…] Non si sa quindi se uno zio o chi altri.

Il corrispondente appellativo femminile è ‘àmia’.

Nella nostra storia, ogni sera, barba Toni va a dare un’ occhiata alla sua barca, tirata sulla spiaggia, con dei rulli che la fanno scorrere  e capovolta. Egli controlla che tutto sia a posto. Elisabetta (Bèta per i familiari) è la figlia di Toni. Elisabetta ha un moróso, Donato, (Donaou nel dialetto del secolo XVI°).

Toni non gradisce che la figlia Elisabetta sia corteggiata da Donato, perché il ragazzo è un popolano certamente di famiglia onesta ma molto povera e Toni per sua figlia sogna un partito migliore. Per altro, il ragazzo gli risulta anche simpatico ma comunque  senza mezzi…

Sta di fatto che i due ragazzi sono innamorati cotti.

Elisabetta ha chiesto più volte al padre di acconsentire ma Toni è irremovibile.

I due ragazzi, allora, si decidono ed organizzano una messa in scena…

Prima che, come ogni sera, barba Toni si rechi a controllare la sua barca, Donato si nasconde sotto la barca stessa, rovesciata, come si vede nell’ illustrazione.

Barba Toni ai suoi familiari: “Vóo butàre un òciou à la nuòstra buàrca…“ [Vado a dare un’occhiata alla nostra barca…]

E se ne esce, verso la spiaggia.

Arrivato alla spiaggia, si avvicina affettuosamente alla sua imbarcazione e, come al solito, dice: Bouna séra, buàrca…[Buona sera, barca]

Donato, da sotto la barca, fa una voce cavernosa e risponde: Bouna séra, barba Toni…” [Buona sera, barba Toni…]

Toni sobbalza dallo spavento, sta zitto per alcuni istanti e poi decide che sarà stata un’ allucinazione… e ripete: Bouna séra, buàrca…” [Buona sera, barca]

Al che, Donato risponde esattamente come prima.

Toni strabuzza gli occhi e, spaventatissimo, dice: Xièstou lo Deou o Xièstou lo diàulou…” [Sei tu Dio o sei il diavolo?]

“Ni lo Deou ni lo diàulou… són un ànxolou de Deou mandàou, ca te ghe diàghi la Bèta à lo Donaou…” [Né Dio, né diavolo, sono un angelo mandato da Dio che tu dia la Elisabetta a Donato…]

Barba Toni non credeva, ormai, di cavarsela così a buon mercato e dice:

Ghe la diàgou , ghe la diàgou … “ [Gliela do, gliela do…]

Donato, da sotto la barca: “Ghèto parlà de fìn… no voràve…[Hai parlato di fino? non vorrei…]. Significa: quello che hai detto sarà certo, altrimenti… non vorrei (velata minaccia…).

Barba Toni: Ghe la diàgou … prometùdou [Gliela do, promesso…]

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