Le fiabe per Maria 29 [1120]

Arcigno
Il cigno Arcigno.

Revisione del testo: 17 agosto 2023, ore 10:00  – Revisione delle immagini: 17 agosto 2023 – Maria: “Nonna… raccontami un’ altra storia…”

Nonna: “Volentieri, Maria: tuttavia, tieni presente che sono pur sempre delle storie…  e, naturalmente,  non è detto che siano vere… ti racconterò quella del cigno Arcigno, storia sconosciuta a tutti…”

Maria: “Se è sconosciuta a tutti, tu, come fai a saperla…”

Nonna: “Me l’ha raccontata lo scrittore de Il Piave… l’ha scritta lui… e tu sarai l’ unica, oltre a me, a saperla.”

Storia del cigno Arcigno, raccontata dalla nonna di Maria.

Era una notte buia e tempestosa, una notte di ottobre, a Venezia, nell’anno del Signore MDLXXI, ovvero il 1571. A Lepanto, si stavano per scontrare le navi della Cristianità con le navi dell’ impero ottomano. Metà delle navi cristiane erano veneziane, l’ altra metà era composta da navi dell’impero spagnolo, del regno di Napoli e del regno di Sicilia, dello stato pontificio e della repubblica di Genova, dei Cavalieri di Malta, del ducato di Savoia, del granducato di Toscana, del ducato di Urbino, della repubblica di Lucca, del ducato di Ferrara e del ducato di Mantova. La flotta cristiana contava su quarantamila, tra marinai e rematori di galera e trasportava circa ventimila truppe di combattimento, settemila fanti spagnoli, settemila tedeschi, seimila mercenari italiani e cinquemila soldati veneziani. Raramente, o forse mai, s’era visto uno schieramento navale del genere.

La battaglia avvenne il 7 ottobre ma la notizia della schiacciante vittoria arrivò a Roma solamente il 22 ottobre. Incredibilmente, a Venezia arrivò… il 7 ottobre.

C’è da chiedersi come sia possibile questo, dato che all’epoca non c’erano mezzi di comunicazione rapidi. Ecco la spiegazione…

Sante Vianello era un marinaio che, in un suo viaggio in Persia (l’attuale Iran), aveva trovato un cigno fuori dal normale. Questo cigno si era affezionato a Sante e la  cosa incredibile era che il cigno riusciva a cogliere i sentimenti positivi di Sante, non importa quanto distante fosse il cigno dallo stesso Sante. Quando Sante aveva sensazioni piacevoli, il cigno, che era sempre silenzioso, si metteva a sbattere le ali velocemente. Per altro, il cigno era sempre molto riservato e per questo Sante lo aveva chiamato l’Arcigno, con un gioco di parole molto semplice. Quando le navi veneziane erano sul punto di salpare per Lepanto, nell’ agosto del 1571, Sante Vianello andò dal doge e disse: “Serenissimo Signore, io vado ad imbarcarmi ma lascio il mio cigno Arcigno in custodia a mia moglie Elena. Se mia moglie Elena verrà qui, a Palazzo Ducale e le comunicherà che Arcigno ha sbattuto le ali, questo significherà che io ho avuto una grande contentezza ed io l’avrò se vinceremo lo scontro con i turchi. Questo, Serenissimo, potrà servire alla nostra repubblica per prevenire o attuare le opportune mosse che Lei saprà già e prima che lo sappiano gli altri.”

Il doge rimase perplesso, perché pensò che, se il cigno non avesse dato il segnale giusto, potevano essere guai.

Perciò, il doge disse a Sante: “Converrai che si tratta di una cosa rischiosa… un segnale di vittoria quando magari non c’è stata… “

Sante: “Serenissimo Signore… io non ne ricavo guadagno alcuno… se Lei vuole… dirò a mia moglie Elena di non segnalare alcunché… tuttavia Arcigno non ha mai sbagliato una volta.”

Il doge lo congedò dicendo: “Se tua moglie Elena si farà viva, ne riparleremo.”

Il 7 ottobre 1571, i veneziani furono certi della grande vittoria e Sante Vianello fu preso dall’ entusiasmo. In quello stesso istante, Arcigno cominciò a sbattere le ali ed a correre qua e là, starnazzando.

Immediatamente, la moglie di Sante, Elena, si recò a Palazzo Ducale e chiese udienza al Doge. Il ciambellano era già stato informato dal doge che poteva arrivare una donna di nome Elena chiedente udienza: che la lasciassero passare immediatamente.

Elena era al cospetto del Doge e disse: “Arcigno ha sbattuto le ali e correva qua e là starnazzando: Serenissimo, il segnale è inconfondibile…”

Il doge disse: “Grazie Elena, ne riparleremo quando Sante ritornerà.”

Il doge, che sembrava non fidarsi, invece si fidò: convocò il Consiglio dei Dieci, illustrò il fatto e prese delle decisioni, confidando sul fatto che la Cristianità avesse vinto. Queste decisioni furono di vitale importanza per la repubblica di Venezia.

Il 22 ottobre, quando a Roma si seppe della vittoria, il Papa mandò un piccione viaggiatore col messaggio: “Il 22 ottobre il piccione vola a Venezia per annunciare la vittoria del 7 ottobre.”

Il doge rispose: “Il 7 ottobre il cigno starnazzò per lo stesso motivo.”

A questo punto il Papa si spazientì, chiamò Antonio Meucci, gli fece installare un telefono in Vaticano e uno a Venezia, nel Palazzo Ducale. Poi chiamò il doge e disse: “Cos’è questa storia del cigno che starnazza? sapevate già, in quel di Venezia, della vittoria del 7 ottobre? e come avete fatto? e perché non ce l’avete detto? noi lo abbiamo saputo solo il 22…”

Il doge rispose: “Santità… non volevamo disturbare…”

Fine della storia del cigno Arcigno.

Maria: “Nonna… ma Antonio Meucci non c’era… e neanche il telefono… che storia è questa?”

Nonna: “Verissimo Maria, l’ ho chiesto allo scrittore ma l’ autore del Piave ha detto che è una fiaba e qualcosa è lecito inventarlo… eppoi un tocco di modernità ci vuole… eppoi non sapeva, altrimenti,  come finire la fiaba…”

Maria disse: “Grazie, nonna… è andata un po’ in calando, la fiaba del cigno Arcigno…”

Nonna: “Sono storie, Maria, non è detto che siano vere…”

Maria: “Questa, no di sicuro… non tutte le ciambelle riescono col buco… posso immaginare la conclusione a mio piacimento?”

Nonna: “Sì… puoi…”

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