Il nostro futuro [11]

sferaRevisione 13 ottobre 2020

Questo blog non è propriamente connesso al mondo del Piave ma può servirci per trarre, nei prossimi blogs, qualche altra considerazione.

Nella storia umana, ci sono sempre stati due periodi di tempo:

  1. Il periodo in cui la situazione è in evoluzione e nessuno veramente detiene il potere.
  2. Il periodo in cui esiste una classe sociale consolidata, che detiene il potere.

Nel periodo numero 1, abbiamo il progresso dell’umanità, costante e metodico: si tratta del periodo che corrisponde ai nostri sogni, con una umanità alla ricerca di nuove soluzioni e questo periodo si fermerà quando qualcuno riuscirà ad avere il potere.

Nel periodo numero 2, il progresso, che non sia progresso militare, termina. Tutti i vantaggi sono a favore della classe dominante e vale la regola delle Tre Affermazioni (vedi qui sotto), che non sono applicate nel periodo numero 1 ma solo nel periodo numero 2. Dato che è sempre stato così, possiamo affermare che questa sia una caratteristica  dell’uomo che durerà per molto tempo ancora. Ecco le Tre Affermazioni, sempre valide e sempre applicate nel periodo 2 (una classe, dominante, detiene il potere) e mai applicate nel periodo numero 1 (nessuno detiene il potere).

Affermazione #1
“Il ceto che comanda, da sempre, per struttura mentale umana, ha cercato di conservare ferocemente i propri privilegi nell’ immediato, incurante se nel medio termine questo poteva anche danneggiare il ceto stesso che si trova al potere. L’importante è sempre stato non mollare assolutamente nessun privilegio: poi, eventualmente, se saremo proprio obbligati, si vedrà. Senza pietà.”
Questa Affermazione #1 può essere riassunta con la frase: “Conservare i privilegi a tutti i costi”. 

Affermazione #2
“Per il ceto che comanda, non è sufficiente applicare solo l’Affermazione #1: bisogna anche ostentare il più possibile i privilegi acquisiti: a parole, si debbono negare tali privilegi ma coi fatti bisogna dimostrarli, far capire ai fessi che c’è un abisso tra chi comanda e chi non comanda e questo bisogna ricordarlo ai fessi in continuazione. Senza pietà.”
Questa Affermazione #2 può essere riassunta con la frase: “Ostentare i privilegi, sfacciatamente”. 

Affermazione #3
“Se il ceto che comanda ha raggiunto un soddisfacente livello di benessere, è portato a pensare che ogni innovazione potrà essere pericolosa (perché rischiare?) e quindi tenderà ad evitare ogni e qualsiasi novità, che potrebbe influire su chi detiene il potere attualmente. Senza pietà.”
Questa Affermazione #3 può essere riassunta con la frase: “Qualsiasi progresso potrebbe modificare in peggio la situazione in cui noi oggi comandiamo”. 

Come sa qualunque storico degno di questo nome, il mondo occidentale ha vissuto un periodo di grande evoluzione tecnologica prima del 2500 avanti Cristo: eravamo in un periodo di tipo 1, in cui nessuno deteneva veramente il potere e tutti pensavano a migliorare l’universo mondo.

Poi, dal 2500 a.C. e sino al 476 d.C. fu un periodo del tipo 2, con grandi potentati, dall’Impero Egiziano all’Impero Romano, senza progressi, tranne che i progressi militari e le opere civili, strade, ponti, dighe, che servivano pure allo sviluppo militare. Nel 476 d.C. si pone convenzionalmente la caduta dell’Impero Romano d’Occidente. In questo periodo (del tipo 2)  l’ evoluzione tecnologica (non legata agli interessi militari) sparì quasi completamente, nonostante si possa dimostrare scientificamente, come faremo, che l’europeo era (ed è) predisposto alle macchine, all’ ingegneria e alle costruzioni in genere, quindi alla tecnologia stessa. Le cause della sosta di 3000 anni circa va dunque ricercata altrove. La spiegazione coinvolge, ovviamente, le nostre Tre Affermazioni precedenti.

Svetonio, nel capitolo XVIII della sua Vita di Vespasiano narra l’arcinoto episodio di un ingegnere che offrì all’ imperatore i progetti di macchine che avrebbero consentito di alleviare il lavoro degli schiavi e degli operai in alcuni tipi di costruzione. Vespasiano premiò l’ingegnere ma rifiutò di far costruire le macchine. Svetonio fornisce la spiegazione di Vespasiano: “Le macchine avrebbero impedito alla piccola plebe di guadagnarsi il pane.” Quindi forse lo fece per buon cuore? del che, si può dubitare. Il popolo bue aveva il pane e i giochi del circo, i nobili ed i maggiorenti stavano benissimo: non c’era ragione di cambiare. Abbondanza di mano d’opera? insegnamenti ricevuti dai nobili attraverso i loro genitori? conveniva così? o, semplicemente, era troppo rischioso cambiare? la plebe accettava la situazione, l’impero prosperava…

Anticipiamo, per un attimo, una innovazione tecnologica, la quale cambierà successivamente l’Europa: il mulino ad acqua. Ebbene: Roma conosceva il mulino ad acqua e in certi casi lo utilizzò ma sembra che chi doveva decidere tenesse in alta considerazione le nostre Tre Affermazioni: il mulino ad acqua applicato su larga scala avrebbe potuto anticipare di mille anni la nostra civilizzazione e forse l’Impero Romano d’Occidente non sarebbe caduto ma, come temevano i potenti, forse sarebbe stato un altro tipo di Impero Romano, maaagari con governanti diversi… diversi da chi, in quel periodo, comandava… quindi, si dissero costoro, applichiamo le Tre Affermazioni e andiamo avanti così. Poi, cadde l’Impero… e sì che fare dei mulini ad acqua, per coloro che furono indubbiamente i migliori costruttori di ponti, di strade ed acquedotti del mondo, non poteva essere un problema.

Ponti, strade ed acquedotti, tuttavia, servivano per espandere militarmente l’impero, mentre i mulini ad acqua sarebbero serviti solamente ad aumentare il tempo libero della plebe, cosa estremamente pericolosa, per chi volesse conservare il potere. Inoltre, veniva confermato, in base all’ Affermazione #3, come chi comandava fosse comunque scarsamente ricettivo a stimoli nuovi ed esterni. Quando si sta bene, cari miei, si sta bene…  meglio non cambiare, nel modo più assoluto…

Dialogo immaginario fra due patrizî romani: gli slavi fanno l’aratro pesante? (con le ruote, che poi, nel Medio Evo, cambierà il mondo); i Celti ferrano i cavalli? (prima dell’arrivo di Giulio Cesare); ebbene, sono  cose che noi non faremo mai.
Versione ufficiale: sono cose da barbari.
Versione vera: noi dobbiamo evitare qualsiasi cambiamento.

Questi, purtroppo,  sono i motivi che concorrono a far cadere una civiltà. Dice Oswald Spengler (vedi bibliografia) che il tempo concesso ad una civiltà è di circa mille anni: poi, la civiltà in questione, inevitabilmente, finisce.

Nel 476 d.C., infatti, finisce tutto. Un periodo di smarrimento attanaglia la gente ma dopo appena vent’anni s’inizia un nuovo Periodo 1 e le Tre Affermazioni non valgono più: il vuoto di potere andrà colmato dai migliori, che non trovano ostacoli nelle loro iniziative perché nessuno, in realtà, comanda. Quello che si conosceva già e che era stato ignorato viene riconsiderato: ad esempio, il mulino ad acqua. Nel secolo successivo, anche l’aratro pesante degli slavi (dotato di ruote, che sveltiscono il lavoro e consentono un’aratura più profonda) si diffonde in tutta Europa. Questo ci conferma che la mentalità era cambiata: ripetiamo, a maggior chiarezza, che mentre durante l’impero valevano le nostre Tre Affermazioni, dopo la caduta dell’Impero non c’erano remore psicologiche nell’ applicare le novità e nemmeno chi comandava in questo nuovissimo periodo 1 (signorotti, preti ed abati) nelle curtes,  erano in gara tra loro, stavano vivendo un periodo di fermento, di novità e quindi non erano concettualmente propensi ad atteggiarsi a conservatori. Abbiamo, poi, la novità enorme della rotazione agraria triennale e inoltre l’uso del ferro di cavallo che si diffonde dalla Francia in tutta Europa. I cavalli, invece di essere legati ai carri con delle cinghie o delle funi, vengono ora legati con l’apposito basto che arriva dall’ estremo oriente: queste idee non vengono snobbate, anzi, vengono immediatamente adottate perché non c’è conservatorismo, bensì fame di crescita.

Viene adottata in tutta Europa (tranne che in Italia meridionale) l’usanza dei campi aperti, dove i proprietari confinanti si consultavano e mettevano a coltura grandi estensioni, integrando l’agricoltura con l’allevamento. Il mulino a vento verticaale (inventato in Persia nel VII secolo dopo Cristo, con le ali montate su di un asse, appunto verticale, molto poco efficiente: c’è chi dice, tuttavia, che sia stato inventato sempre in Persia, nel 3000 a.C.) venne sin dall’inizio usato con una modificazione, cioè con le ali montate su di un asse orizzontale. Per quanto ci riguarda, saltiamo un certo intervallo di tempo ed andiamo avanti: nell’ Europa dei secoli XI – XIII si è costituita, col benessere, un’altra classe dirigente e quindi siamo in un nuovo periodo 2.

Tale classe dirigente pensa bene (come ci aspettavamo…), di riapplicare le nostre Tre Affermazioni… e nuovamente si affacciano le leggi suntuarie ( = leggi contrarie al lusso). Cosa sono queste leggi suntuarie?

Nelle prime fasi dei periodi 2, quando il potere dei nuovi ceti che sono emersi  non è ancora perfettamente consolidato, i giudici o i senatori o chi fa parte ancora del vecchio periodo 1 precedente cercano di ostacolare per lo meno l’Affermazione #2 (vogliamo ostentare i nostri privilegi) per evitare movimenti di piazza. Ma, anticipiamo subito, sempre inutilmente: i maggiorenti vogliono applicare anche l’Affermazione #2, come d’altronde è sempre avvenuto.

Solone, giurista e poeta ateniese, nel VII° secolo avanti Cristo, aveva cercato di bloccare la famigerata Affermazione #2 per non darla troppo sul naso al popolino. In seguito ci furono altre leggi del genere, ma senza successo. I notabili volevano, costi quel che costi, mostrare la loro capacità finanziaria. Lo stesso accadde a Roma, nel 215 a.C.: “…nessuna donna potrà possedere più di 14 grammi d’oro, né indossare vesti di vari colori…” ma nel 195 a.C. le donne patrizie insorsero, sorde ad ogni ragione: “A cosa ci servono i soldi se non li possiamo mostrare? Dobbiamo pur darla sul naso agli invidiosi…” Vanità della vanità… quindi non basta avere i privilegi: bisogna ostentarli. Ma… è sempre stato così…

Nel 182 a.C. si tentò di limitare gli invitati a cena.

Nel 142 a.C. “non si può porre in tavola alcun volatile che non sia una gallina non ingrassata”. Inoltre i cittadini più in vista dovevano giurare di rispettare un sacco di vincoli: vino locale e non forestiero…

Nel 141 a.C. si estese la punizione anche agli invitati. Poi si decise che in un pasto non si poteva spendere più di una certa cifra.

Poi si proibirono in tavola i ghiri, le lingue suine, le ostriche e gli uccelli esotici.

In fine, si obbligarono i patrizî a pranzare e cenare con le porte aperte… in modo che tutti potessero vedere se gli obblighi suntuarî trovassero il rispetto dovuto…

Sembrava (e sembra anche oggidì…) una lotta contro i mulini a vento. Bisogna mostrare… per il benestante, questo è un bisogno insopprimibile. La natura umana non cambia. Nell’ ostentazione c’è la spensieratezza della bellezza della frivolezza: la superficialità della vacuità dell’inutilità. Ma serve, tuttavia, per distinguersi, se la distinzione non è nel cervello.

Nel XII-XIII secolo una stoffa di seta costava un occhio della testa ed un artigiano ne faceva circa un metro al giorno.

Primo round: le mogli dei patrizi medioevali vollero una moda dove lo strascico, più lungo è… e più prestigioso è: i plebei avevano un vestito solo, il più corto possibile, per risparmiare, e comunque un vestito costava due mesi di lavoro di un medico.

Secondo round: i mercanti plebei hanno fatto i soldi e così pure i grossi artigiani e le loro mogli si esibiscono agghindandosi, pavoneggiandosi, trascinandosi metri e metri di tessuto costosissimo, nella polvere e nelle vie cittadine piene di ogni maleodorante e fognaria porcheria.

Terzo round: le mogli dei patrizî, limitate dalle leggi nelle loro esibizioni, reagiscono, protestando con chi di dovere.

Quarto ed ultimo round: chi di dovere, allora, emana (udite…) una legge addirittura anti-suntuaria, che proibisce a chi non è nobile di avere vestiti lunghi. Solo i nobili possono avere vestiti lunghi,  Se uno è benestante ma non nobile, tanto peggio per lui… se vuole ostentare, deve essere ricco ed anche nobile. Se non fai parte della casta dominante è perfettamente inutile che tu cerchi di arricchirti… tua moglie non potrà, comunque, esibire alcunché…

Per non parlare di Venezia e della lotta per moderare l’estetica delle lussuosissime gondole (ne abbiamo parlato abbondantemente altrove).

Sino a questo punto, le Tre Affermazioni sono rispettate: in modo particolare, la prima, la seconda e la terza.

Dicono, quelli che comandano: Boia chi molla! resistere! i privilegi, ce li teniamo noi!

Va ricordato, per inciso, che i preti non sono esenti da pecche: nel 1721, nel Ravennate, la Chiesa possedeva il 71% dei beni iscritti al Catasto…

Teniamoci i privilegi… e più il popolo bue muore di fame e più noi ci sentiamo privilegiati. Senza pietà. Ma… tornando indietro, nel 1348 arriva la peste nera (Yersinia pestis) trasmessa dai topi, portatori quasi sani, tramiti le pulci: quest’ultimo particolare, tuttavia, non si sapeva.

Nel 1348, la popolazione in Europa è sui 75 milioni di abitanti: per quel tempo, un numero enorme. La peste arrivò dal Mar Nero e sbarcò in Sicilia.

I vestiti dell’appestato si sarebbero dovuti bruciare, ma con quel che costavano, venivano rubati al morto o moribondo che fosse ed erano indossati, con i batteri della peste compresi. Naturalmente, questi poveracci che volevano esibire qualcosa, ci lasciavano le penne…

Le condizioni igieniche erano pessime: erano al di là di ogni immaginazione. Insomma, vi furono 25 milioni di morti e, a fasi alterne, la peste si ripresentò a più riprese sino al 1690 [la Madonna della Salute (salute nel senso che ci si era liberati dalla peste), a Venezia, ricorda l’ultimo anno dell’epidemia, il 1631].

Perché ci interessa tutto questo discorso sulla peste? Perché fu l’unico caso, a memoria d’uomo, in cui i signorotti e i preti, senza esserne obbligati con la forza, dovettero calare le brache. La peste, dapprima nera (polmonare) e poi bubbonica (epiteliale e linfatica, ghiandolare) aveva posto termine improvvisamente al periodo del tipo 2, allora in auge. Non c’erano più, infatti, né manovali, né contadini, né braccianti: morti quasi tutti. Anche la nobiltà era in parte sparita ed i superstiti, preti compresi, dovettero rassegnarsi ad allargare la borsa e a pagare di più. Non bastavano più le prediche dal pulpito per rincitrullire i poveracci: bisognava pagare. Le terre poco fertili, che venivano a stento coltivate prima della peste, ora vennero abbandonate e il Rinascimento nacque, con un nuovo periodo del tipo 1, subito dopo la peste, quando gli artigiani e i contadini europei furono liberi di riorganizzarsi, liberi dai lacci e lacciuoli dei nobili e della Chiesa, i quali dovevano pagare profumatamente i pochi contadini sopravvissuti.

Ancora una volta, quindi, sino al 1348, chi comandava aveva applicato le nostre Tre Affermazioni. E per la prima volta, nel 1348 ed anni seguenti, il signore di turno si vide obbligato, per non dover lavorare, a rendere più vivibile la vita del suo prossimo. A parte i 25 milioni di morti, la peste del 1348 fu la fine di un periodo del tipo 2 e fu anche l’inizio di un nuovo periodo 1.

Gli esseri umani non hanno solo l’afflizione dei virus e delle pestilenze, hanno qualcosa di peggio: hanno insite, nei periodi del tipo 2, le Tre Affermazioni.

E vediamo ora perché noi ci si trovi in una situazione nuova. Gli elementi da valutare, da tener presente in questa nuova analisi, sono altri tre:

A. Il numero di persone viventi nel territorio che stiamo considerando.

B. Lo sviluppo tecnologico che potrebbe interessare la popolazione.

C.  La conoscenza che ha il popolo del punto precedente, il punto B.

grafico

 Nel tempo, l’evoluzione di ciò che succede può essere di tre tipi:

  • Nessuna evoluzione (questa è una caratteristica dei periodi del tipo 2, quando chi comanda tende a bloccare l’evoluzione stessa.(Nessuna linea nel grafico).
  • Linea blu, sviluppo lento e progressivo. (Per i tecnici: lineare).
  • Linea rossa, sviluppo convulso ed impetuoso. (Per i tecnici: esponenziale).

Poniamo ora dei punti rilevanti degli ultimi cinquemila anni:

  1. Periodo precedente al 2500 a.C.
    1. I punti A (incremento della popolazione), B (sviluppo tecnologico che può interessare il popolo) e C (conoscenza che ha il popolo delle novità), seguono, tutti e tre, l’andamento lineare blu: un certo sviluppo rallentato della popolazione, un buon sviluppo della tecnologia, pure lento. Il grado di apprendimento delle popolazioni è sufficiente per utilizzare le innovazioni tecnologiche: risultato, si esce dal neolitico e s’inizia la civiltà. Coloro che comandano non si sono ancora consolidati, quindi il periodo è del tipo 1.
  2. Periodo dal 2500 a.C. al 476 d.C. (del tipo 2, con le Tre Affermazioni in atto)
    1. La crescita delle popolazioni (A) segue l’andamento lineare blu.
    2. Lo sviluppo tecnologico, escluso quello militare, viene bloccato dai patrizî, signori, maggiorenti, tranne la tecnologia militare che sgue a tratti la linea rossa ed a tratti la linea blu.
    3. Per il popolo, non c’è niente da imparare: tutto bloccato.
  3. Periodo dal 476 d.C. all’anno 1000 circa. (del Tipo 1, le Tre Affermazioni sono ignorate, quindi progresso in atto).
    1. Il numero degli abitanti aumenta seguendo l’andamento blu.
    2. Lo sviluppo tecnologico segue l’andamento blu: nessun potente è così potente da impedire alcunché. L’Europa è suddivisa in tanti piccoli microcosmi (curtes) dove i maggiorenti, ancorché deboli e in via di acquisizione del potere, sono i signorotti e i preti: verso il 750 d.C. comincia a delinearsi l’Impero Carolingio ma non disturberà più di tanto.
    3. L’apprendimento delle popolazioni segue il grafico blu: ogni generazione impara qualcosa di nuovo e il tempo per imparare, correggersi e riprovare è più che sufficiente.
  4. Periodo dall’ anno 1000 all’anno 1348. (Periodo del tipo 2)
    1. Le popolazioni seguono l’andamento blu.
    2. Lo sviluppo tecnologico, a parte il militare, è bloccato.
    3. Le popolazioni non sono interessate allo sviluppo tecnologico: non hanno nemmeno da mangiare.
  5. Periodo subito dopo il 1348 sino al 1700. (Periodo del tipo 1)
      1. Le popolazioni seguono l’andamento blu.
      2. Lo sviluppo tecnologico segue l’andamento blu moderatamente. Tutte le volte che tenta di seguire l’andamento rosso, viene bloccato da guerre (che dirottano lo sviluppo sul settore militare). Nel tentativo di ripristinare un periodo del tipo 2, la Chiesa cerca di bloccare disperatamente lo sviluppo dell’economia con le leggi sugli interessi e con qualunque altra diavoleria. Il primo segno di ribellione aperta agli interessi economici della Chiesa viene da Martin Lutero nel 1517. L’episodio di Galileo rientra in questo schema.
      3. Lo sviluppo tecnologico lineare (blu) consente a tutti coloro che lo vogliono di stare al passo coi tempi.

Dal 1700: praticamente, oggi.

  • Dall’ anno 1700 al 1950. Prosegue un periodo del tipo 1 ma, per la prima volta, emerge chiaramente che le popolazioni NON possono apprendere le novità tecnologiche con una linea rossa.  Lo vedremo qui sotto.
    1. L’aumento della popolazione segue la linea rossa esponenziale ma non è un problema perché i mezzi per nutrire la gente ancora ci sono. Lo sviluppo delle popolazioni viene rallentato dalle due guerre mondiali: i morti di tutte le guerre precedenti sono niente rispetto a quelli delle due guerre mondiali.
    2. La linea della tecnologia comincia pure a seguire la linea rossa.
    3. La curva di apprendimento della tecnologia, da parte delle popolazioni è blu. Per la prima volta, ci si rende conto che la linea di apprendimento delle popolazioni non potrà mai essere rossa, a causa della struttura del cervello umano. Oltre ad un certo tasso di evoluzione tecnologica, la gente, nell’apprendimento delle tecnologie, rimane indietro: ha bisogno di digerire le nuove scoperte, ha bisogno di osservare un periodo di assuefazione.
  • Dal 1950 ad oggi e per il futuro: si delinea uno scenario mai visto. Si tratta di un periodo del tipo 2. Il disagio e i sintomi che stiamo vivendo vanno inquadrati in questo contesto.
    1. L’aumento della popolazione segue la linea rossa esponenziale e comincia ad essere un problema, sia per l’alimentazione che per la densità. L’evoluzione tecnologica spaventosa ed esponenziale fa sì che le persone necessarie per lavorare siano sempre di meno. Ci sono masse di nullafacenti sempre più numerose, ben curate (vedi tecnologia) e dalla vita media lunghissima. Praticamente, sono delle persone in più, non necessarie, una zavorra: servono solo come consumatori. Ma per consumare, devono essere foraggiati, per far finta che il sistema (sbagliato) prosegua, sperando che arrivi qualcosa… chissà…
    2. L’aumento della tecnologia segue pure la linea rossa: lo sviluppo della tecnologia medicinale aumenta la durata della vita media, preparando delle situazioni ancor più esplosive.
    3. Il punto peggiore di tutti e cioè la vera novità: per questioni fisiologiche, correlate al cervello umano, la linea di apprendimento della tecnologia da parte delle masse non può seguire la linea rossa e per forza di cose segue la linea blu. Il punto della linea blu è già ora molto al di sotto dell’evoluzione tecnologica, che sta seguendo la linea rossa. Coloro che comandano hanno improvvisamente capito la situazione e non hanno più paura delle masse: si distruggeranno da sole, perché stano perdendo sempre più terreno nelle tecnologie. Se le masse diminuissero, potrebbero essere forse pericolose, data la tecnologia attuale ma non sembra il caso.

Cosa dire, allora, in conclusione? la grande paura di chi comanda realmente è che ci siano delle rivoluzioni. Altro non temono, perché l’evoluzione tecnologica non è più al livello della gente: la tecnologia è molto, molto più avanti e si evolverà sempre di più, lasciando gli straccioni sempre di più negli stracci.

Fin che ci sono straccioni, nulla cambierà: forse un’epidemia di Ebola o qualcosa di analogo, virale, potrebbe riportare il mondo al livello del 1348, obbligando i ricchi a ridividere la torta.

In caso di epidemia di Ebola o virus  o batteri analoghi, il quadro sarà comunque diverso dal 1348: mentre nel 1348 la peste ha reso il lavoro umano più importante, sfociando nella redistribuzione dei redditi e quindi nel Rinascimento, nella situazione attuale, non ci sarebbe comunque bisogno di manodopera: anzi. Resta pertanto, la possibilità di un periodo rivoluzionario, che potrebbe scoppiare da un momento all’altro: mentre nel 1348 fu che la peste ridusse gli uomini e ci fu una lotta per supplire alla mancanza di manodopera con redistribuzione dei redditi, questa volta l’errore mortale (già commesso) potrebbe essere quello di aver sottovalutato cosa possano significare otto miliardi di abitanti o più.

A proposito delle rivoluzioni, vale per i potenti il seguente principio, articolato in due punti (e loro lo conoscono molto bene, anzi benissimo):

  1. I poveracci non si ribellano perché non conoscono la loro forza.
  2. Potrebbero conoscere la loro forza solo se si ribellassero ma non lo faranno, appunto perché non conoscono la loro forza.

Nonostante questo, dicono, bisogna sempre tenere sotto controllo la situazione, ché non arrivi qualche nuovo arruffa-popoli tipo Masaniello… 

Se arriva qualche Masaniello che faccia capire alle masse quale sia la loro forza, per chi detiene ora il potere, sarebbe finita.  Prepariamoci dunque a campagne punitive anti-democratiche di una violenza inaudita contro chi manifesta opinioni che potrebbero causare l’unico pericolo possibile per chi comanda: il risveglio dei morti viventi.

Poche speranze, quindi: eventualmente ne riparleremo. Spes ultima dea... La speranza è l’ultima dea a cui rivolgerci con la preghiera che qualcosa cambi.

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