Geminello Alvi [58]

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Geminello Alvi

Revisione del 11 febbraio 2021 – Un vecchio proverbio recita: Chi si loda s’imbroda. Come potremmo quindi lodarci addosso, noi veneti? Non possiamo in verità, forse per un certo stile o per una certa filosofia. Comunque, questo può essere anche un male, perché molte volte non sarebbe sconveniente auto-incensarsi, soprattutto quando si è trattati da periferici di seconda (o terza) categoria: si rischia, come ci è già successo, di trovarci nel miracolo del nord-est senza nemmeno averlo sospettato…

Ma… se a parlar bene di noi è invece qualcuno che proviene da altrove, probabilmente avrà le sue ragioni (se lo fa) e tali ragioni non saranno certo dovute al campanilismo.
Dice: Non è sufficiente che ci incensi un foresto perché noi ci si pavoneggi o perlomeno non un foresto qualsiasi… dovrebbe avere un minimo di riconoscimento, non dico internazionale, ma quanto meno a livello italiano…
Giusto: notiamo tuttavia che il nostro estimatore è a sua volta stimato anche a livello internazionale. Per farla breve, forniremo alcuni dati biografici, tratti da una fonte non veneta ed obiettiva: Wikipedia.

Copio da Wikipedia:

Geminello Alvi (Ancona, 24 agosto 1955) è un economista e saggista italiano. È stato assistente del governatore della Banca d’Italia, Paolo Baffi, presso la Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) di Basilea e ha lavorato come economista per banche ed altre istituzioni. È stato membro del Consiglio degli esperti del Ministero dell’Economia e delle Finanze. È stato editorialista per il Corriere della Sera, La Repubblica e Il Giornale.
Fa parte del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, inoltre è stato consigliere di amministrazione dell’Acea e fa parte del Consiglio scientifico della rivista Limes, e della fondazione ENI, dedicata ad Enrico Mattei. Nel 2007 firma la prefazione al bestseller Falce e carrello dell’imprenditore Bernardo Caprotti.

—-Fine del pezzo riportato da Wikipedia.

L’ultimo volume per ora pubblicato (nel 2013) è ‘La Confederazione italiana. Diario di vita tripartita.’ ISBN 978-88-317-1566-9
Da tale volume, a pagina 166, riportiamo:
“…dall’angolo dei Veneti di Tito Livio proviene l’unica civiltà italiana alla quale riuscì, dopo i romani, un duraturo impero: Venezia. La sua grandezza… (omissis)… tuttavia, non è mai stata davvero onorata dagli italiani. Anzi, il cittadino veneto è deriso, apparendo al resto d’Italia un suddito, quando il suo agire educato è invece quello dei migliori popoli d’Europa. Ma ogni ordine pare agli italiani sempre troppo; disturba il loro vagare animico (= spirituale ipersensibile. N.d.r.) che non respira se non si infila, insofferente a quella gerarchia, che invece la bizantina ferocia di oligarchie venali millenarie impressero nei veneti, dando loro il privilegio di aver partorito l’unica altra civiltà italiana alla quale riuscì uno stato, suo, potente. Il solo che, dopo i longobardi, avrebbe potuto riunire l’Italia se  non ci fosse stato il papa vaticano ad impedirlo.”
E dopo, a pagina 167:
“Dopo l’impero romano, il più stabile e universale dominio di italiani fu Venezia. Eppure, di esso non si ha più memoria: sette secoli di potenza mediterranea, come dissolti, non hanno lasciato una loro coscienza nella nazione [italiana, N.d.r.]. L’impero di Bisanzio proseguì tra gli slavi a oriente con lo zarismo e l’ortodossia e a occidente con l’impero mercantile di Venezia… (omissis)… i più universali degli italiani, per questi loro trascorsi, risultano i veneti: e loro furono le migliori spie, per controllare una nazione di traditori, com’è l’Italia.”
Bene. Un invito a leggere anche altri scritti di Geminello Alvi non può che venirmi dal cuore: e vi garantisco che, a parte il debole per i veneti, non le risparmia a nessuno, giudice sereno ed inflessibile.
Non so perché ma un personaggio del genere è anche simpatico: non trovate?
Questo scritto mi fa venir voglia di aggiungere parecchie cose, come ad esempio parlare con qualcuno responsabile (almeno in parte) della crisi economica. Meglio chiudere qui: non vorrei che i responsabili della crisi fossero i veneti… (vedrete che sarà possibile, sarà possibile…).

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