Buona Società [329]

buonasocietàRevisione testo: 29 luglio 2021 – Molte volte ci si chiede quali siano i valori veri, validi, di una società, come la società italiana di oggi. Una risposta effettiva non dovrebbe esserci, in quanto, soprattutto in una quasi–democrazia come la nostra, ognuno sembra libero di pensarla come crede. Tuttavia, non è così. Partiamo dall’inizio ed esaminiamo i punti salienti.

  • Gli esponenti politici, i capintesta, i Masaniello da una parte e il popolo bue dall’altra.
  • Le differenze tra i due gruppi.
  • La funzione della televisione.

Il popolo bue ragiona con la pancia, o meglio con abomaso e omaso (parti del sistema digerente del bovino, assieme al rumine) ma poi rimanda la decisione o l’accaduto nel rumine e per l’appunto ci rumina sopra, cioè ci ragiona. ‘Francia o Spagna, basta che se magna’ è una considerazione classica del popolo bue. Il popolo bue, ad esempio, non ama gli extracomunitari, non ama i ladri in casa propria, è per la tranquillità assoluta e per le cose semplici: è talmente chiaro quello che vuole il popolo bue che non vale neanche la pena di sottolinearlo.

Il popolo bue, tuttavia, ha due fremiti di reazione:

  1. Fremito e fase 1: dolce, quasi languido, quando le cose vanno abbastanza bene e la pancia è piena, tutti al mare, tutti ai monti, relativo benessere eccetera. I politici sprovveduti credono che la reazione del popolo sia sempre e solo questa.
  2. Fremito e fase 2: aggressivo, pericolosissimo, che una volta innescato non si ferma se non col sangue, si scatena quando le cose non vanno bene e soprattutto quando il popolo si sente tradito da colui nel quale ha riposto la sua fiducia. Non necessariamente il tradimento deve essere effettivamente consumato: basta che lo sembri al popolo.

Nota: ****************************************************************

Ci sono dei politici che non sono amati dal popolo sin dall’inizio: il popolo li ha stimati già come delle mezze tacche e, anche se non si comporteranno bene,  se tradiranno, avranno discrete probabilità di essere tollerati, in quanto si sapeva già chi potessero essere. Saranno cacciati e nient’altro.

Ci sono i politici di cui il popolo si è innamorato, che sono adorati. Costoro, se per caso dovessero tradire, saranno puniti dal popolo in modo gravissimo, sino all’omicidio, al linciaggio.

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Gli esponenti politici (e i ricchi, derivati, acconsenzienti), che durante la fase uno costituiscono la Buona Società, hanno un criterio semplicissimo per stabilire il loro successo: predicano cose astruse, esattamente il contrario di quello che dice il popolo, contro ogni e qualsiasi buon senso, per darsi un tono, per mettere sé stessi su di un piedistallo e, dato che siamo nella fase uno, il popolo dice:

No capìsso ben quéło che’l dìxe, fùrsi el parla ànca bén, démoghe el vóto e provémo, tànto, fin che łe ròbe łe va benìn… provémo[Non capisco bene quello che dice, forse parla anche bene, diamogli il voto e proviamo, tanto, fin che le cose vanno benino…proviamo…]

I politici, in questa fase, dicono: “Per renderci interessanti, per stupire, basta dire il contrario di ciò che dice la gente. Se la gente dice niente ladri, dobbiamo fare i buonisti, ci conviene pertanto un clima di ‘vogliamoci bene’ perché se abbiamo fatto qualche marachella ci sarà indulgenza anche per noi… se il popolo dice niente extra-comunitari noi diremo il contrario, anche perché magari avremo qualche altro interesse…”

Ma un poco alla volta il popolo sta meno bene… e allora la cretinata buonista non sta più in piedi. Non si scherza più… allora il popolo si rivolge ai suoi capintesta, ai suoi Masaniello che la pensano, a differenza dei politicanti, come il popolo stesso.

A questo punto il politico cerca di adottare l’arma dell’ironia: offende il capo popolare attribuendogli ogni e qualsiasi nefandezza ed anche la massima ignoranza.

Nella fase 2, il politico non ha capito che la fase snobistica è finita perché le budella del popolo sono vuote. Non capisce quello che sta rischiando. Tuttavia, a questo punto, piuttosto che cedere al Masaniello di turno, il politico userà le vecchie, classiche armi della Buona Società: violenza, astuzia, perfidia, quelle che una classe dirigente usa ogni volta che si trova in declino e che sono le armi del nostro mondo politico attuale.

Il primo sintomo è quello di proibire le scelte al popolo: non si vota più o quasi. Perché far votare il popolo bue che non capisce? Il popolo non capisce che è nel suo interesse votare per noi. Per ottenere questo, dobbiamo distruggere, a parole prima e magari a fatti poi, tutto quello che i vari Masaniello sostengono… poi, se si tratta di sospendere Schengen, troveremo una scusa per dire che noi, solo noi, nessun altro che noi ha deciso in questo senso. La democrazia va bene sinché la gente vota per noi: questo o quel partito, magari, perché c’eravamo messi d’accordo prima ma che non si sognino di votare per qualcuno che non ci va bene…

Il secondo sintomo è che già a Bruxelles ci sono solo burocrati, in realtà non direttamente eletti e da qui si dovrebbero capire parecchie cose…

Alla fine, vincono i Masaniello ma per poco. Poi, più cambia e più è la stessa cosa, anche se un pochino in meglio. Ma ci vorranno diecimila anni, forse novemila, per darvi un poca di speranza. Lunga è la strada che s’iniziò col 14 luglio 1789.

“Puoi indurre talvolta il popolo a seguirti, giammai a comprenderti.” (Confucio, filosofo cinese, circa 551 a.C., 479 a.C., I colloqui, VIII, 9)

“Il popolo ha bisogno di un capo ma, prima o poi, quest’ultimo gli risulterà antipatico”, (Goethe).

“La pazienza del popolo è la mangiatoia del politico.” (E. De Marchi, scrittore italiano, 1851 – 1901), Demetrio Pianelli, II, 3)

Durante la Rivoluzione Francese, A. Rivarol scrisse nel Journal politique national: “Ci sono due verità, strettamente connesse:

  1. Che la sovranità deve risiedere nel popolo.
  2. Che il popolo non la dovrà mai esercitare.”

E Lao–tze, filosofo cinese del VI secolo a.C., rivolto alla sua divinità: “Fa sì che il popolo non abbia scienza, né desideri.”

“Il politico nasce incendiario e (una volta al potere) diventa pompiere” (Pitigrilli, scrittore italiano, 1893 – 1975)

“Un poco di ribellione migliora il politico.” (Anonimo)

“La vera rivoluzione parte da piccolissime questioni per poi divampare in grandi cambiamenti.” (Aristotele, filosofo greco, 384 a.C. – 322 a.C., Politica, V, 3, 1)

“Il vero politico, con le sue amicizie, non teme la prigione: pertanto, non si cura dell’onestà.” (C. Dossi, scrittore italiano, 1849 – 1910, Note azzurre, 2006)

“Il potere per il politico è come il sangue per il vampiro: bisogna toglierne al popolo sempre di più, non importa come.” (Anonimo)

“Il potere logora chi non ce l’ha.” (Andreotti, politico italiano, attribuito).

“Dagli una carica pubblica e saprai veramente chi è.” (Biante, legislatore greco, nato circa nel 570 a.C. citato in Aristotele, Etica Nicomachea, V).

“Chi comanda ha ricevuto l’autorità dalla popolazione e nient’altro è verità.” (Galileo Galilei, fisico italiano, 1564 – 1642, Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo).

“I politici e la Buona Società vivono in un mondo tutto loro, che non ha nulla a che fare col mondo della gente, al quale sono insensibili, sia per le afflizioni che per i bisogni, così come i chirurghi lo sono ai dolori fisici.” (D. Chesterfield, statista inglese, 1694 – 1773, Letters.)

Per finire, la funzione della televisione è fondamentale. I politici, per televisione, in periodi di relativa agiatezza, si comportano dicendo il contrario di quello che pensa la gente, in ossequio al principio che bisogna stupire per prendere voti. Tanto, la gente ha da mangiare, ascolta il politico sì e no… ma siccome non sempre le cose vanno bene, non sempre è così. Se il politico per televisione commette questo errore, di scherzare cioè con la gente che non ha da mangiare, cade (come minimo) nel ridicolo, se non peggio  e la sua carriera è conclusa per sempre.

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