La vergogna al giorno d’oggi [923]

LaVergogna
La vergogna.

Revisione del testo: 31 agosto 2021 ore 14:20 – Revisione immagini: 31 agosto 2021 – Lo scopo dell’articolo è quello di commentare il livello dell’autocritica, in Italia, al giorno d’oggi. Per fare questo, tuttavia,  dobbiamo dire che cosa sia la vergogna. Come al solito, usiamo dei vocabolarî di prestigio. Il Devoto-Oli, edizione 2010, dice: Profondo e amaro turbamento interiore che ci assale quando ci rendiamo conto di aver agito o parlato in maniera riprovevole o disonorevole: sentire, avere, provare vergogna di qualche cosa; ho vergogna di mio padre; anche con riferimento alle manifestazioni esteriori, specialmente il rossore, causate da tale turbamento: arrossire di vergogna; e di trista vergogna si dipinse (Dante) ♦ Con significato attenuato, ritegno dettato da discrezione o timidezza: ho vergogna di chiedergli anche questo piacere; ha imparato una bella poesia, ma ha vergogna di recitarla ♦ Raramente: modestia, pudore. Motivo di riprovazione e disonore: colpa e vergogna delle umane voglie (Dante); cose che fanno vergogna, che tornano a vergogna di chi le fa; povertà non fa vergogna (proverbio); che vergogna! vergogna!, espressioni vivaci di biasimo (tu… rispondere così alla mamma, vergogna!) ♦ A proposito di persona o cosa che è causa di biasimo o discredito: sei la vergogna della famiglia; quello che hai fatto è una vergogna per tutti noi ♦ Popolare: le vergogne, le parti del corpo che la decenza vuole si tengano coperte: un vestituccio che bastava a mala pena a coprirle le vergogne.

Viene dal latino verecundia derivato di verecundus, verecondo.

Sinonimi: pentimento, mortificazione, rossore, timore, disagio, imbarazzo, turbamento, soggezione, confusione, timidezza, riserbo, verecondia, modestia, pudore, disonore, ignominia, infamia, onta, abiezione, scandalo, oscenità, sconcezza, genitali.

Contrarî: soddisfazione, vanto, sfacciataggine, sfrontatezza, spudoratezza, cinismo, impudenza, gloria, onore, vanto, decoro, orgoglio.

E il Parmegiani:

Provenzale e portoghese: vergonha;

antico francese: vergonde, vergogne;

antico castigliano (spagnolo): vergueña

moderno castigliano: verguenza, da cui il toscano sguerguenza

latino antico: verecundia, basso latino verconia e questo dal tema verèri = riverire, col suffisso –cundia (verecondo) “che riverisce le istituzioni” e quindi si vergogna.

E il Tommaseo:

Sentimento di dolore o perturbazione d’animo, che l’uomo prova per cose che gli apportano, o teme debbano apportargli, disonore. Verecundia, aureo latino. Per Rossore, in Svetonio.

Lo Zingarelli, il Gabrielli, il Sabatini-Coletti, la Treccani, sono simili al Tommaseo.

L’Accademia della Crusca (edizione del 1612), fornisce: Dolore, e perturbazione intorno a quelle cose, che pare, che ci apportino disonore ne’ mali o passati, o presenti, o futuri. Latino pudor (pudore). Greco αἰδώς (aidùs) = pudore, timidità, verecondia, modestia, rispetto, stima, venerazione, vergogna, disdoro.

Il termine risulta quindi piuttosto stabile.

Prima di passare all’argomento della vergogna, aggiungiamo delle interessanti osservazioni della psicologa Maria Giulia Minichetti, la quale scrive: “Oggi non ci si vergogna più di niente. Lo vediamo tutti ogni giorno. Non si conosce più il sentimento del pudore, dell’esposizione di sé stessi, non solo a livello fisico ma dei comportamenti, dei discorsi, dei racconti. Oggi, con l’avvento dei social, se vuoi esistere, se vuoi essere qualcuno, devi esporre il tuo corpo, ma soprattutto i tuoi sentimenti e dare in pasto a tutti la tua intimità. Di questo, è responsabile sicuramente una certa psicologia, che vede nel pudore una forma di inibizione, di repressione degli istinti, un disadattamento sociale che va curato. E per curarlo, hanno dato un grande contributo quelle trasmissioni televisive che hanno fondato il loro “core-business” sulle intime rivelazioni di personaggi famosi e di persone comuni, sulle confessioni di segreti personali, ostentazioni di aspetti intimi di sé, della propria famiglia, della vita affettiva e sessuale. E la cosa peggiore è che questa mancanza di vergogna viene vista come una virtù, perché costoro presuppongono che, se non ti vergogni di niente, questo significa che non hai niente da nascondere; quindi, sei una persona sincera e limpida. Così,  i giovani imparano a dare sé stessi in pasto a tutti, il loro sentire diventa una proprietà comune. Non custodire più nulla per sè, significa appartenere a tutti in una sorta di “comunismo” dell’intimità che in realtà omologa ancora di più ad una società che vuole l’esposizione continua, senza saziarsi mai. Ma il pudore è una qualità dell’anima; è innata ma va anche insegnata, curata e difesa.

Ritorna nei concetti della Minichetti quello di “comunismo” non ortodosso, che tutto sottopone al capitalismo globalizzante, come scritto negli articoli precedenti.

E qui, s’inizia il nostro articolo.

“Piove?”

“Sì, piove…”. Quindi, piove… piove proprio… viene giù acqua…

Ma c’è chi, invece, risponde “Assolutamente sì”. In questa risposta, ‘Assolutamente’ significa ‘con la mente lucida, chiara, decisa, determinata, incontrovertibile, inequivocabile’. Pertanto, colui che risponde ‘assolutamente sì’, è sicuro che stia piovendo.  Ne consegue che colui che ha risposto semplicemente ‘sì’, non dovrebbe essere molto sicuro del fatto in questione. Avrà forse le traveggole? Il nostro eroe che dice ‘assolutamente’ è invece sicurissimo: egli sa il fatto suo… ma non è finita… l’assolutista, forse, assalito dal dubbio che la frase ‘assolutamente sì’ sia un pleonasmo, un eccesso ripetitivo, decide di tagliare uno dei due termini. L’inclito, toglierebbe ‘assolutamente’ e lascerebbe solo l’affermazione ‘sì’ ma il depravato, televisionario alla moda, taglia invece il ‘sì’ e lascia l’avverbio ‘assolutamente’, evidenziando, in tal modo, il fatto che l’avverbio stesso equivale ad una dichiarazione positiva. Ma l’avverbio ‘assolutamente’, isolato, non significa alcunché! Carducci si rivolterà nella tomba…

Si sentono, anche, guardando la tv, sproloqui del genere seguente.

Intervistatore: “Dunque, carissimo, lei è un tifoso dell’Inter…”

Intervistato: “Assolutamente!”

Ma che cosa vuol dire mai? potrebbe voler dire ‘assolutamente sì’ o anche ‘assolutamente no’. Ma forse si tratterà, probabilmente, di un individuo altamente riservato, il quale vuole rispondere e contemporaneamente non rispondere… insomma, un tipo machiavellico… forse non dantesco epperò machiavellico.

Mentre ‘assolutamente sì’ e ‘assolutamente no’ vanno corretti con matita rossa, ‘assolutamente’ a sé stante va corretto con un blu intenso e rinforzato. Eppure, fior di annunciatori (ed annunciatrici) prezzolati (non stipendiati, ché non lo meritano) dalle emittenti televisive se ne escono con frasi di questo genere. L’importante è farsi pubblicità. Non esiste la vergogna ed ora sappiamo cosa sia questo sentimento: l’analfabetismo di ritorno (o funzionale che dir si voglia) è talmente diffuso da creare un soffuso… alone d’ indifferenza.

E ora, riferendomi all’emittente Rai 3 Veneto, devo far notare i seguenti, inaccettabili errori da parte degli annunciatori (anche loro veneti, naturalmente):

Valdobbiadéne invece di Valdobbiàdene; Caórle invece di Càorle; Valsanzibìo invece di Valsanzìbio, Cìson di Valmàrino invece di Cisón di Valmarìno; Àrqua Petrarca invece di Arquà Petrarca… Per non parlare di cognomi… chi non ha udito Bènetton invece di Benettón? Zàmbon invece di Zambón? Tònon invece di Tonón? Resta da udire Berlùsconi invece di Berluscóni…

Nel Bènetton e analoghi, c’è uno strano influsso di lingua inglese ma usare questa influenza inglese su di una parola veneta, francamente, sembra un poco esagerato.

Mi chiedo come si faccia ad assumere una persona veneta che legga il notiziario (parimenti veneto) e che dica ‘Caòrle” oppure ‘Caórle’: non è una località di secondo piano o poco nota…

Ma che razza di esame gli avranno mai fatto? incredibile…

La questione sembra essere un’altra: è il menefreghismo imperante. Insomma, non c’è vergogna. Siccome la pronunzia ‘Caòrle’ non incide sui guadagni aziendali, non serve occuparsi del fatto. Non c’è vergogna. Inoltre, potrebbe darsi che chi pronuncia ‘Caòrle’ sia inamovibile per altri motivi…

Tutto ciò, senza contare i problemi che ci sono con la statistica e con la matematica. Qui, alcuni degli addetti ai lavori si dovrebbero vergognare della propria ignoranza.

Un conto è il telespettatore che ascolta, il quale non è tenuto ad essere un matematico, e un conto è un professionista che parla di statistica in tv. Si sentono uscite di questo genere: “Il 70% degli intervistati è a favore del proseguimento del Mose, il sistema per evitare l’acqua alta a Venezia, indipendentemente dai costi. L’intervista è stata condotta a campione, parlando con gli ospiti seduti ai tavolini del bar gelateria XYZ, al Lido di Venezia.

Ora, notoriamente,  la gelateria XYZ ha 16 tavolini, per cui, 4 per tavolino, al massimo ci saranno stati 64 intervistati o giù di lì. Il 70% di 64 persone fanno 44.8, il che, tra l’altro, non è possibile. L’osservazione principale è che, quando gli intervistati siano meno di 400, non si possono esprimere percentuali statistiche, perché al di sotto di 400 osservazioni il campione statistico perde ogni significato.

Una legge matematica (distribuzione normale di Gauss) proibisce di considerare attendibili dei campioni di questo genere, cioè con meno di 400 osservazioni. Ciò è dovuto ad un teorema matematico dove la radice quadrata delle osservazioni deve essere uguale o superiore a 20 (cioè 400, per l’appunto).

Si sarebbe dovuto dire: “Su 64 persone intervistate, non prese a caso (probabilmente in quel caffè di lusso al Lido c’erano solo persone benestanti), 44 (o 45) hanno risposto sì.”

Il campione, inoltre, non era nemmeno rappresentativo di tutta la popolazione veneziana.

Gli errori di questo genere sono tantissimi: ad esempio, nelle rappresentazioni grafiche dell’andamento del virus Covid-19, i commenti che le accompagnano (non sempre, naturalmente) sono addirittura incredibili. Per darvi un’idea dell’ignoranza (anche queste persone sono senza vergogna?) di questi sedicenti esperti, dobbiamo illustrare primamente una questione tecnica.

Una caratteristica dei fenomeni statistici biometrici (che descrivono cioè gli esseri viventi) è l’assoggettamento sistematico alla serie numerica di Fibonacci. Le stesse regole di base riguardano TUTTE le statistiche che hanno come campo di osservazione uomini, balene, girasoli, batterî, virus (se un batterio è grande come una chiesa, allora un virus è grande come un pallone da calcio: i batterî prendono i virus, esattamente come noi, esseri umani). La base dei calcoli è un rettangolo 2 x 1. La diagonale di questo rettangolo è 2.236 (la radice di 2 x 2 + 1 x 1 = 5), che si può dividere in due parti proporzionali tra loro (sezione aurea): una lunga 0.618 e una lunga 1.618.

Ebbene: le cose incredibili sono che (ne abbiamo già parlato negli articoli 241 e 749):

0.618 x 1.618 = 1 (mancano i decimali, quindi fa circa 1, altrimenti, al limite di tantissimi decimali, farebbe esattamente 1)

1.618-0.618=1

Il lato 1, sviluppato, da 1, 1, poi sommando sempre i due termini precedenti, si ottiene la serie: 2 3 5 8 13 21 34 55 89… e così via. Se i numeri sono grandi, un numero diviso il precedente fa 1.618 e un numero diviso il successivo fa 0.618.

I petali di un girasole o sono 21, o sono 34, o sono 55, o sono 89…

Le biforcazioni di un albero sono pari agli stessi numeri.

La febbre, gli attacchi glicemici, l’andamento di borsa, seguono i numeri 0,618 e 1.618.

Ad esempio, se uno ha 100 di glicemia ed un attacco glicemico gli porta rapidamente la glicemia a 200, bisogna fare in modo che i medicinali somministrati, una volta che la glicemia stia scendendo,  si smetta coi medicinali in modo che l’organismo ‘si fermi per un certo tempo’ a 138.2: se il medico fa scendere rapidamente la glicemia sotto 138.2, la glicemia riprenderà a salire almeno sino a 161.8. Se poi, in quest’ultimo caso, dovesse tornare a 200, sarebbe probabile un picco a 238.2… lo stesso per gli attacchi febbrili, lo stesso per le borse valori, lo stesso per le coppie di conigli che vengono messi al mondo partendo da un maschio e da una femmina.

Esaminiamo ora il fatto che l’ignoranza di chi parla per televisione può essere fonte di timori inutili e, tornando al Covid-19,  guardiamo i 4 grafici.

Vergogna1
Grafici biometrici del Covid-19.

Quando il virus, col suo comportamento, aveva creato il grafico  A, si potevano tranquillamente stabilire il punto X nel grafico B oppure il punto Y nel grafico C. La linea bianca di B e C costituisce la previsione dell’alternativa: o l’onda bianca mancante tende ad essere più forte, come in B e la tangente sottostante risulterà in salita, oppure l’onda bianca mancante tende ad essere più debole, come in C e la tangente sottostante risulterà in discesa.

In ogni caso, la figura A era rappresentata da un modello generale teorico D, che riguarda sia A, che B, che C.

Notare che, visto il modello D e la situazione A, abbiamo una enorme probabilità (3 scarti quadratici medi, il 99%) che si verifichi la situazione B oppure la situazione C.

Anche in questo caso, prima di 400 osservazioni (400 giorni) non si può dire niente: è un fenomeno biometrico. Si sentono, invece, per televisione, delle stupidaggini colossali. Un politico, una volta, quando eravamo al punto Z (nel grafico D), ebbe a dire: “Speriamo che la linea non salga più in alto del punto W…” Ebbene: che la linea, già arrivata al punto Z, superasse il punto W, era difficilissimo (aveva l’1% di probabilità di farlo), sempre che le giornate trascorse fossero state più di 400 (erano già 500 circa). Egli ha impaurito la gente senza motivo: certo che tutto è sempre possibile ma se consideriamo questa frase (cioè che tutto è sempre possibile) vanifichiamo ogni tentativo di previsione.

Lo stesso dicasi per le statistiche dei sondaggi elettorali. Creare una statistica seria è un’ impresa ardua. Le persone intervistate non possono essere scelte in modo che gli intervistatori facciano poca fatica. Se, ad esempio, una casa di sondaggi chiama al telefono gli intervistati alle 20, la statistica non sarà la stessa di quella attuata da un’ altra casa di sondaggi che chiami alle 16. La ragione è che, alle 16, in linea di massima, dovremmo trovare al telefono persone più anziane di quelle che si trovano alle 20, perché alle 16 i giovani dovrebbero essere al lavoro. Un’ intervista condotta al telefono di domenica non può dare gli stessi risultati di un’ intervista condotta al telefono nei giorni feriali.

Altrettanto vane sono le trasmissioni che invitano i telespettatori a rispondere sì o no a certe domande. Le risposte saranno relative a quelli che hanno voglia di chiamare ma non è detto che quelli che non chiamano siano rappresentati da quelli che chiamano. Quando i componenti il campione prendono iniziative, la statistica non è più significativa.

Il livello di mancanza di scientificità è quindi enorme. Non crediate, tuttavia, che chi conduce le interviste non sappia queste cose. Le sa… ma intende, ovviamente, raggiungere dei risultati manipolatorî: tanto, il popolo bue non capisce…

Come dice un canto militare scozzese: “Lunga è la strada per Tipperary…” (It’s a long, long way to Tipperary).

2000 anni di scuola… come volevasi dimostrare… poi, la vergogna non avrà più motivo di essere, almeno per questioni di istruzione.

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