Guardiani [350]

guardiani
Cani ferocissimi e pericolosissimi, anche per i padroni, di razza Rottweiler.

Revisione testo: 1 agosto 2021 –  Il termine guardiano viene da guardare, una parola del VII° secolo che viene a sua volta dal franco wardōn, che significa ‘stare in guardia’ e dal tedesco warten, aspettare. Guàita viene sempre dal franco wahta e significa guardia.        

Il longobardo wahtari ha lo stesso significato (wahtan) ed ha dato origine a guatare, guardare intensamente, essere di guardia. Il guardiano quindi guarda intensamente, aspetta. Non è un mestiere facile: aspettare cioè per un tempo indefinito per poi intervenire prontamente e rapidamente. ‘Il deserto dei Tartari’ (di Dino Buzzati) è un romanzo prototipo dell’argomento: il protagonista, comandante di una guarnigione, aspetta invano per anni e anni l’arrivo del nemico. Quando i componenti la guarnigione, stremati dopo decine d’anni, decidono di abbandonare il fortilizio, ecco che all’orizzonte si profilano dei movimenti di truppe, forse le truppe del nemico… Il protagonista del romanzo (di nome Drogo) ha condotto una vita priva di senso e teme la sua stessa voglia di abbandonare il forte. Si aggira per i camminamenti della fortezza con la paura di sé stesso e della sua probabile voglia di fuga imminente. Egli  attende, spera (in una sua fantasticheria) che la sabbia del deserto dica qualcosa. La vana attesa, per anni, fa sì che anche la sua mente vacilli perché la sabbia non parla e non dice niente, non dà segnale alcuno.

Nella stessa situazione, si trova un secondino col carcere vuoto, senza detenuti. Ad un certo punto gli può venire la voglia di andarsene.

Una spiegazione dell’aggressività (soprattutto nei cani da guardia) può dipendere dall’accumularsi della stessa aggressività, dopo un lungo periodo di attesa.

Ricordiamo che gli spagnoli non sanno assolutamente che differenza ci sia tra aspettare e sperare: in entrambi i casi si dice esperar. Il guardiano spagnolo che aspetta in realtà anche spera: spera che succeda qualcosa, magari per rompere la monotonia.

Un guardiano che attenda per mesi, per anni, si prepara indubbiamente ad una reazione rapida: ¿come pretendere che, prima di agire, rifletta? magari sono anni che riflette, che aspetta – spera per qualche evento, per dare un senso alla propria esistenza…

Il guardiano di un faro, da anni arrivava prima dell’imbrunire e se ne andava dopo l’alba, senza che succedesse alcunché. Insomma, una noia mortale. Una notte d’inverno, con una tempesta terribile e con le onde che salivano quasi sino alla lampada del faro, prese la grande decisione: spegnere il faro… per rompere la monotonia… per vedere cosa mai sarebbe potuto succedere… l’incapacità di mantenere l’autocontrollo e la voglia di dare un significato alla vita del guardiano costarono il naufragio di un mercantile e la vita di quindici persone. Il guardiano era destinato a passare altri lunghissimi anni di inedia assoluta, questa volta in una cella. Allora capì che anche il faro era stato come una cella.

E i guardiani… ¡che stiano svegli! infatti, un detto recita: No se pól dormìr e ‘ncà far el guardiàn. [Non si può dormire e anche fare il guardiano].

Co’l gàto dòrme, i sòrzi bàgola. [Quando il gatto dorme, i topi fanno baldoria].

Il dramma del guardiano è in questo adagio: Par chi che spèta, un’óra xe un àno.[Per chi aspetta, un’ora è un anno].

Forse Giacomo Leopardi ha scritto L’infinito mentre era in coda all’Ufficio Postale.

Il guardiano non vive nel presente ma in attesa del futuro.

Michelangelo Buonarroti disse: L’attesa è il futuro che si presenta a mani vuote.

Un guardiano disse: “Proprio una cosa che odio, stare tutto il giorno ad aspettare. Ho la sensazione che il corpo poco a poco vada a male. Imputridisce sempre di più e si scioglie fino a diventare un liquido verdastro, poi questo liquido viene inghiottito dalla terra e alla fine non rimangono che i vestiti. Ecco che effetto mi fa stare una giornata intera ad aspettare.” (Haruki Murakami)

Rimani al tuo tavolo e ascolta. Anzi, non ascoltare neppure, aspetta soltanto. Anzi meglio ancora, non aspettare neppure, resta in perfetto silenzio e solitudine. Il mondo ti si offrirà per essere smascherato, non ne può fare a meno: estasiato, si torcerà davanti a te. (Franz Kafka)

Nelle giornate di attesa, fuori dalla finestra è sempre buio. (Banana Yoshimoto)

Il buio e l’attesa hanno lo stesso colore. (Giorgio Faletti)

Un guardiano è immorale, perché un mezzo sicuro per irritare la gente e contemporaneamente metterle in testa pensieri cattivi è quello di farla aspettare a lungo. Ciò rende immorali. (Friedrich Nietzsche).

A proposito di un guardiano che aspetta, possiamo dire con Cesare Pavese: Aspettare è ancora, pur sempre, un’occupazione. È non aspettare niente che è terribile.

Il vero lavoro è saper attendere. (Jean Rostand)

Il guardiano, indubbiamente, non può aspettare che il male, infatti: Il bene bisogna cercarlo, il male aspettarlo.

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