Capitalisti 1 [915]

Capitalisti
Capitalisti e capitalismo.

Revisione del testo: 14 agosto 2021 ore 12:30 – Revisione immagini: 13 agosto 2021 – In un certo senso, possiamo dire che questo articolo è il seguito dell’articolo Pirati, anche se non propriamente: più che altro, sono tante piccole riflessioni sull’argomento.

L’origine parte sempre dall’accumulazione primitiva dei mercanti di schiavi, cioè gli inglesi.

Questo, in occidente: in oriente invece, un vero capitalismo basato sull’individualità del capitalista non c’è mai stato: i cinesi non sono singolarmente rilevanti e noi, dopo la parentesi attuale, in cui ci sono state delle forti individualità, ci stiamo avviando sulla strada della Cina.

Ripetiamo il concetto che il progresso si basa sulla mimesi, sul desiderio di imitazione, sull’invidia che spinge a migliorarsi. Anche di questo abbiamo parlato a lungo. Ultimamente, la gente, drogata dal consumismo, vuole essere diversa dai loro simili ma più cercano di essere diversi e più sono uguali. Anche comperando una Ferrari, non sei un Michelangelo ma sei uno che ha comperato una Ferrari qualsiasi: appartieni ad una categoria di pochi, certamente ma la molla che ti spinge non è unica: assomiglia a quella degli altri. La varietà individuale, basata sull’avere, si sta spegnendo e non poteva essere diversamente. Solo l’essere è affatto diverso. Gli americani sono stati maestri nel vendere sensazioni, musica, films, aspirazioni di massa. Da ricordare i quadri-ripetizione di Marilyn Monroe, creati da Andy Warhol: delle copie con la pretesa di non essere copie.

Prima c’erano le relazioni umane, ora c’è la televisione e l’ipnosi continua per cercare di capire come avere di più. Non si pensa più: ci si siede davanti alla tv e si assorbe. L’uomo moderno viaggia su internet in modo anonimo, per sentirsi sicuro quando nessuno sa chi egli sia. Quante serate abbiamo trascorso, al chiaro di luna, in  un anno, in modo autonomo, a guardare le stelle? Forse nessuna. Bisogna guardare la puntata di X per televisione… ma il dispotismo orientale, a cui i cinesi sono abituati, fa scomparire la libertà morale dell’individuo.

Il mondo si sta avviando verso l’uniformità. Nel medioevo avevamo il cavaliere X, senza macchia e senza paura, con la corazza fatta appositamente per lui, unica al mondo.

Oggi, ciò non è più possibile.

Ricordo che negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso la voglia di individualità era ancora viva. Chi comperava una automobile fatta in serie, non l’ apprezzava molto e c’erano i carrozzieri che modificavano le vetture per ‘personalizzarle’. Ricordo che chi non aveva i mezzi per modificare l’automobile dal carrozziere, per lo meno ci metteva dentro dei cuscini imbottiti per avere almeno una parvenza di diversità. Oggi, non più. Tutti uguali: i piccoli artigiani, simbolo dell’individualismo, si vanno estinguendo, combattuti anche dalle istituzioni. Tutto grande, tutto fatto in serie e ora si vuole abolire, con delle scuse, anche il Lardo di Colonnata e così via. I grandi sarti ci saranno ancora per poco: poi probabilmente, nemmeno quelli.

Ricordo che prima degli anni ’80 uno che aveva un abbigliamento unico era ammirato: poi, improvvisamente, ci si rese conto che costui era un poveraccio fuori moda: anche se aveva speso una cifra per il vestito, non aveva i jeans (ad esempio). I vestiti fatti dal sarto erano diversi da quelli delle grandi industrie e sembravano… avevano… qualcosa di misero… non erano uguali, collettivi! Il cliché moderno è ora: invidiami pure ma, se vuoi, puoi essere come me, possiamo essere uguali.

Fino a poco tempo fa uno comperava delle scarpe uniche ma ora deve prendere le scarpe X52Sport, in modo che anche un altro le possa comperare. Il sogno è trovarsi a fare lo struscio, tutti milionari ma tutti identici. Sono quindi uguali nel cercare una apparente diversità. L’individuo sta scomparendo. Come in Cina da 4500 anni.

Ciò comporta un problema gravissimo, tutti uguali anche nella cultura, ma, per forza di cose,  verso il basso! Verso l’alto non sarebbe possibile perché parecchi non ci arriverebbero col comprendonio.

Negli anni ’50 facevamo a gara a chi sapeva di più: ora basta guardare Internet ma se ne ricava un nozionismo che non crea una formazione. Oggi si sa l’idea A, si sa l’idea B, ma pochi sanno le relazioni profonde tra l’idea A e l’idea B: Come dei pappagalli, sanno che la capitale del Paese X è la città Tale ma non sanno da quanto tempo è la capitale… questo era ovviamente un esempio.

La matematica, poi… lasciamo perdere.

Max Stirner, di cui riparleremo, avvertì per primo questo stato di cose e si ribellò all’idea di essere un numero. Disse che solo lui era proprietario del suo io e che non avrebbe mai accettato condizionamenti, nel bene e nel male.

Marx negava l’arte in quanto creazione individuale e Andy Warhol creò centinaia di copie della stessa Marilyn Monroe: creazione individuale multipla… oggi, chi scrive, molte volte ha avuto la sensazione di doversi vergognare per la propria istruzione e si è sentito dire:

“A cosa ti serve sapere delle cose astruse che gli altri non capiscono?”. Su frasi come questa, bisogna riflettere. Da anni non partecipo ad un party culturale, con argomenti classici, storici, filosofici: i discorsi sono sui vestiti, sul pallone… sempre quelli, sempre quelli, sempre quelli. L’ignoranza, da debolezza che era, diffondendosi tra molti è diventata una forza. Come l’invidia, che nel singolo è una vergogna ma se condivisa con altri è un movimento anticapitalista. Ci torneremo più sotto.

La conseguenza è che il capitalista singolo è in via di estinzione, con le sue idee originali, con la sua dimensione di nicchia.

Questo nuovo tipo umano non ha, quindi, una funzione sua, definita, esclusiva. Quindi, ambisce ad averle tutte, le funzioni e non una. Non è, ad esempio, un esperto di motori e basta: guardando la televisione è convinto di poter fare qualunque cosa. Egli odia gli specialisti e pretende di definirli come limitati. Quindi odia il capitalista perché solo uno specialista individualista può diventare, onestamente, un capitalista.

Se non sei specializzato, se non sai  fare le cose meglio degli altri, se non sei collocato in alto in una classifica meritocratica, ti resta un sistema solo per guadagnare quattrini e mantenere la tua famiglia: rubare. Sembra la fotografia di certi politici…

Tutto ciò che è collettivo c’è in abbondanza e non costituisce rarità, non può essere venduto caro perché in giro lo stesso prodotto si trova a bizzeffe. Ma se io ho una platea di miliardi di possibili consumatori, l’originalità diventa la morte del mio business e quindi punto all’uniformità assoluta.

Il comunismo produce copie per tutti, in grande massa e il capitalismo non è altro che anticipare e dare a pochi ciò che i molti compreranno in seguito. In realtà Marx era un invidioso. Nello stesso modo, assistiamo a divi rock miliardari che propinano la povertà ai poveri sciocchi che ci credono, restando uguali e in miseria, pagando inoltre biglietti carissimi ai cantanti rock che si spacciano per anticapitalisti ma sono invece capitalisti.

Dal 1992, la seconda repubblica, d’accordo coi sindacati che han tradito la classe operaia, ha fatto scendere la quota dei redditi degli operai dal 62.9% (nel 1972) al 48.9% (nel 2003), non troppo distante  dal 46.6% del 1881.

E gli artefici sono stati, essenzialmente, i sindacati, pagati da industriali stupidi, perché questi industriali non hanno ancora capito che sino a quando la classe operaia non guadagnerà di nuovo come nel 1972, non ci saranno speranze e la crisi sarà sempre dietro l’angolo. Sindacati radical-chic, come le sinistre attuali che pensano alle auto blu e non a chi li vota. Però c’è il reddito di cittadinanza…

Nel 1992 si tagliano, pertanto, i salari ed i quattrini vengono invece dati a chi vive di rendita, coi bot, con le industrie in monopolio (energia elettrica senza concorrenza al prezzo che vogliono loro) e con gli amici degli amici politici in pensione a 40 anni.

Quando guardo la televisione, la pubblicità dice che mi venderà in esclusiva (affrettati) il prodotto X: poi mi accorgo che si tratta di una esclusiva per tutti…

Anticapitalismo: invidia collettiva di chi non ha nei confronti di chi ha. E chiariamo. Il singolo può essere invidioso del capitalista ma se ne vergogna e questa può essere la molla che lo spinge a darsi da fare, a diventare benestante pure lui. Se invece sono in tanti ad invidiare, la vergogna scompare e i tanti si assolvono, si fanno coraggio, come se fossero portatori di qualche nuovo messaggio. Questo è infame  e questo si chiama anticapitalismo. Infatti, si invidiano le funzioni, i ruoli, le attività del capitalista ma mai si invidiano i suoi pregi e le sue qualità: per gli anticapitalisti (invidiosi) il capitalista ha solo dei difetti e delle disonestà.

Inoltre, Alvi (vedi Bibliografia, “Il capitalismo”) riporta un passo dello spagnolo Dàvila che vale la pena di evidenziare: “Il povero invidia al ricco non le possibilità di comportamento nobile, ma le abiezioni alle quali la ricchezza lo autorizza.”

Da buoni comunisti, gli anticapitalisti sono tutti uguali: nell’invidia.

Non stiamo assolutamente facendo un panegirico dei capitalisti; stiamo dicendo che gli anticapitalisti sono identici: nel bene e nel male.

E citiamo Tocqueville: “I millenni passati nell’ineguaglianza avevano avuto due punti salienti: mentre la gran parte degli esseri umani era in miseria, si erano prodotti, per pochi, grandi progressi nell’arte, nei costumi, nella filosofia. Il dispotismo, in tali periodi, fu relativamente limitato; viceversa, costituire un governo dispotico è molto più facile quando il popolo si trovi in condizioni sociali uguali”.

L’anticapitalista sacrifica il singolo. La  democrazia è la maggioranza e il singolo non conta. Ben diverso con la cooptazione: il singolo può contare più della massa. La statistica, che mai considera il singolo, è l’ipocrisia indispensabile alla democrazia e come disse Caifa, parlando del Cristo: “Meglio che un solo uomo muoia per il popolo e che non perisca la nazione tutta.”

L’anticapitalismo è democrazia ed è sottovalutazione del singolo, che vale poco o niente.

Ma il singolo che vale poco o niente è uguale agli altri singoli ed il passo che separa dalla dittatura, una volta che i singoli valgano poco, è molto breve.

[SEGUE}

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