Il pretendente 1 [96]

CuoreRevisione testp: 10 giugno 2021 – La storia del mondo si potrebbe riempire di ragazze da una parte e di pretendenti dall’altra.  Ogni paese o paesino, ogni comunità che si rispetti, deve avere almeno un pretendente e una ragazza per la quale spasimare: altrimenti, come si potrebbero narrare i romanzi d’amore?

Poste queste romantiche premesse, veniamo alla realtà dei giovani nel Veneto. Le ragazze sono preparate al matrimonio sin dalla prima infanzia: osservano il comportamento della madre, si allenano ad accudire il futuro figlio trasfigurato nei panni di un bambolotto, giocano alla casetta e appena possono usano le scarpe coi tacchi della madre. Non si parla nemmeno, di rimaner da sposare: se dovesse succedere, non si potrebbe definirla altrimenti che un’esperienza sfortunata e comunque indesiderata. Data tale esercitazione e dato lo sviluppo fisico precoce, a quindici anni una ragazza è molto più matura del suo omologo dell’altro sesso.

I ragazzi, invece, non sono allenati al matrimonio e solo l’istinto sessuale li fa interessare ad argomenti ai quali, sino ai dodici o tredici anni, non avevano quasi mai pensato seriamente. Gli interessi sono infatti, sino allo sviluppo, affatto diversi: pallone, giochi di guerra e così via. Si trovano impreparati e, nonostante l’impreparazione assoluta, si sentono dire che sono loro, proprio loro, a dover iniziare un eventuale corteggiamento. Queste sono, molte volte, delle lotte impari dove le ragazze sono pronte a ricevere il corteggiamento sin dall’età di cinque o sei anni.

Per questo motivo si sono sviluppate tante storie divertenti, che vanno viste con grande comprensione, data l’inadeguatezza e l’impreparazione del giovane maschio che deve diventare pretendente. Di qui, le richieste disperate di aiuto a qualche amico, magari più vecchio di un anno o due e che forse si atteggia a grande esperto ma che tale, quasi sicuramente, non è.

Molte volte, il pretendente decide di non chiedere più consigli e di fare di testa sua, mescolando frasi sentite dire o riferite con farina del suo sacco. Ed ecco AZ, che decide di rivolgere la parola a quella che in quel momento gli sembra la più bella donna del mondo.

Siamo all’uscita dalla chiesa parrocchiale, subito dopo la Messa. AZ ha guardato l’oggetto dei suoi desideri per tutta la Messa: un poco prima che la Messa finisca, si precipita all’acquasantiera, prende un po’ d’acqua, si segna a tutta velocità e corre giù dalla scalinata, dalla parte che sa essere sul percorso che farà la ragazza per rincasare. E aspetta. E spera. Spera che lei dica di no, altrimenti non saprebbe come proseguire il suo discorso… ma deve provarci…

Il cuore batte a 140 pulsazioni, è sudato dall’emozione, lei non arriva… sì… ecco! arriva…

Lei non è che gli vada incontro come sta pensando lui ma è lui che si è messo sulla strada di lei… comunque, per forza di cose, lei gli si avvicina, ecco… “Bongiorno, siurìna…” “Buongiorno…” A questo punto AZ spara, a muso duro (non aveva pensato al sorriso…), la frase preparata da giorni:

Siurìna, acètea… acètea compagnìa?[Signorina, accetta compagnìa?]

La ragazza rimane di stucco. Vede un pesce fuori dall’acqua, impacciato, sudato come una bestia, con un’aria truce e senza l’ombra di un sorriso, che si stropiccia le mani convulsamente, coi pantaloni da acqua alta, che lasciano scoperte le caviglie: “Non occorre, grazie, avrei fretta e dovrei andare…” e accelera… AZ si rende conto che la signorina ha detto di no: per fortuna! altrimenti, come proseguire il dialogo? improvvisamente, si rende conto di aver vinto! ha detto no! scampato pericolo, ora può riacquistare la sua baldanza…

AZ alla ragazza: “Se savée che ła disèa no, no ghe dimandée gnànca gnènt… èco, mi ghe l’ho dìta, cussì la savarà cóme stàr al mondo… [Se sapevo che avrebbe detto no, non le avrei chiesto nemmeno niente… ecco, io glie l’ho detto, così saprà come stare al mondo…] e se ne va, impettito e tranquillo.

 

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